Sa matessi die/ 21 aprile 1797, a Sassari impiccati sul patibolo gli angioiani Gaspare Sini e l’avvocato Devilla

Accadde oggi, il 21 aprile del 1797 a Sassari,  l’avvocato Devilla e il giovane medico Gaspare Sini, quel Sini, figlio del cameriere dell’Arcivescovo Della Torre, che il destino trasse ad arrestare il suo benefattore, finiscono sul patibolo nella piazza principale della città di Sassari.
Siamo alla fine del XVIII secolo la gloriosa Sarda rivoluzione guidata dall’eroe Giommaria Angioy si sta chiudendo nel sangue, e tanti seguaci del grande rivoluzionario finiscono sul patibolo nei vari centri della Sardegna.
I due martiri della libertà Sini e Devilla erano entrambi capitani delle Milizie nazionali e naturalmente seguaci ferventi di Giommaria Angioy.
Come consuetudine le teste dei due patrioti Devilla e Sini vennero mozzate dal busto e poste in gabbie di ferro, esposte poi nelle cinque porte della città: i loro corpi ridotti in cenere, e poi sparse al vento, come d’uso per tutti i condannati.
Chi decideva sulle forche era il conte sardo Giuseppe Valentino, tempiese, giudice della Reale Udienza, (ruolo che stava sotto quello del Viceré) che venne definito da Siotto-Pintor “carnefice e giudice dei suoi concittadini”.
Valentino da anni perseguiva Giommaria Angioy e i suoi seguaci e impiantò forche in tutte le piazze della Sardegna, impiccando migliaia di patrioti sardi.
Nella foto: Bono, nella foto rappresentazione di Thiesi, con gli impiccati del 1796 che in tutto furono 25.
(Fonte: A innantis!)

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