Basilicata/A Sant’Angelo Le Fratte murales, sagre e “cantine aperte”

I caratteristici murales non sono una forma d’arte esclusiva di Satriano, una delle tante anime della Basilicata: li troviamo anche a Sant’Angelo Le Fratte, a circa quaranta chilometri da Potenza. Da questo punto di vista un paese gemello di Satriano, dato che anche qui le facciate di molte abitazioni raccontano la storia del paese. Dipinti molto grandi che nascondono la sempre fredda e ostinata presenza del cemento. E in questo contesto “ritroviamo” il pittore e scultore lucano Pietrafesa, al quale sono attribuiti dipinti raffiguranti la Madonna del Rosario e la Natività.

Sant’Angelo Le Fratte è anche il paese delle falesie, una roccia prevalentemente calcarea immersa in una natura selvaggia e incontaminata. In un certo senso richiama Petra, la città della Giordania scolpita nella roccia. Ma chi entra a Sant’Angelo può essere attratto dall’improvvisa presenza di sculture di marmo e bronzo di grandezza naturale che sembrano – anche grazie alle loro espressioni ammiccanti – accogliere i turisti. Ennesima testimonianza della tradizionale ospitalità dei lucani.

Ma soprattutto, dopo un affascinante ma faticoso percorso tutto in salita, tra il verde del paesaggio e l’ombra dell’imponente roccia che sovrasta il centro abitato, è possibile imbattersi nelle molteplici cantine direttamente incastonate nella roccia, che nei mesi estivi si trasformano in veri e propri “templi” di Bacco. Già, da queste parti si ritrovano diverse varietà di vini, scelti tra le più prelibate specialità, tra cui ovviamente primeggia l’aglianico del Vulture. Per questo Sant’Angelo è conosciuto anche e soprattutto come il <paese delle cantine>.

E sono proprio le cantine, nei mesi estivi, quando scoppia la voglia di sbornia, a riempirsi di giovani vocianti e festaioli, provenienti dai paesi circostanti ma anche dalla vicina Puglia. E ovviamente sono sempre i giovani – tra autoctoni e turisti (anche stranieri) – i veri protagonisti di queste serate. Passano da una cantina all’altra, a caccia del classico “assaggino”: ma tra una degustazione all’altra bisogna fare attenzione a non prendersi una sborsa, che in molti casi è inevitabile. Del resto si sa, i giovani sono attratti dal vino come le api da un giardino fiorito. Ma per assecondare il richiamo del vino bisogna salire, salire, ancora salire scarpinando e destreggiandosi in strettissimi viali che costeggiano la roccia. Attraverso incamminamenti stretti e scoscesi, in salita e discesa, tanto che in estate, quando scoppia la voglia di vino – come già detto – c’è davvero da sgomitare prima di raggiungere l’agognata meta. Soprattutto in alcuni tratti, meglio tenersi aggrappati l’uno all’altro, altrimenti è difficile salire (o scendere). Pure volendolo può diventare  davvero problematico mantenere il distanziamento, come sarebbe consigliabile visto che il Covid – anche se l’emergenza è finita – può nascondersi sempre dietro l’angolo.

Per questa ragione questo tradizionale appuntamento che si rinnova da tantissimi anni è stato bruscamente interrotto: ci ha messo lo zampino il Covid. Ma quest’anno si riprende alla grande. Non solo la tradizionale rassegna di “cantine aperte”, ovviamente con intermezzi musicali, gare e quant’altro, ma anche sagre in grado di valorizzare la tradizionale gastronomia lucana.

Sant’Angelo le Fratte rimane uno dei paesi lucani più ambiti dai turisti: vivace e vociante d’estate, tranquillo e silenzioso d’inverno. Quando infatti si spengono le luci della ribalta, quando la festa del vino (e non solo) è finita, tutto il paese ripiomba in un silenzio quasi surreale.

Pochi abitanti (poco più di 1300), quasi tutti “del posto”, si ritrovano immersi nella tradizionale e rinomata solitudine di stampo lucano. E in questo scenario riaffiora la vera Basilicata: silenziosa e meditativa. 

Una veduta di Sant’Angelo Le Fratte, il paese dei murales insieme a Satriano

                             

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