Analogamente alle condizioni denunciate dai braccianti di Rosarno, vittime di un caporalato schiavizzante, anche i magistrati onorari si ribellano alle condizioni di lavoro imposte dal Ministro della Giustizia Orlando. Contraddicendo la propria storia di esponente della Sinistra, il Guardasigilli si è convertito a metodi di sfruttamento dei lavoratori che superano il più selvaggio liberismo britannico dell’epoca Thatcher.
La conseguente ribellione delle toghe onorarie ha portato all’ennesimo blocco delle attività giudiziarie e al rinvio di quasi tutti i processi penali pendenti avanti ai tribunali ordinari e ai giudici di pace, in migliaia di processi civili
Lo sciopero dei giudici onorari ha peraltro fatto salve le attività garantite in base alla normativa sui servizi pubblici essenziali, come i processi con imputati detenuti in custodia cautelare.
L’obiettivo della protesta non è d’altronde creare disservizio ai cittadini o ai giudici di ruolo, ma sollecitare una tutela dell’intero ordine giudiziario, bersaglio dell’opera demolitoria di un Governo che, vìolando i più elementari diritti dei magistrati onorari, priva i giudici e i pm di ruolo del supporto necessario a garantire l’efficienza e l’efficacia della risposta giudiziaria e la reputazione dell’intera magistratura.
La stessa Anm dovrebbe revocare l’assenso ingenuamente manifestato a tale controriforma, che impedisce il funzionamento della giustizia.
Stupisce infatti che il sindacato delle toghe abbia aperto la strada alla definitiva istituzione di magistrati sprovvisti dei più elementari diritti previdenziali e retributivi e, per ciò stesso, ontologicamente limitati nell’esercizio della funzione giudiziaria, il cui accudimento richiede autonomia e indipendenza.