Oggi le borse hanno aperto tutte in rosso e lo spread è in rialzo. Non sembra esserci entusiasmo per i risultati dell’Eurogruppo di ieri pomeriggio. Eppure dovrebbe essere andato tutto secondo i piani dell’Europa, che nei giorni precedenti non si è mossa di un centimetro dalla posizione no eurobond. Oggi il post eurogruppo è nero: a Milano l’indice Ftse Mib cede il 2,18% a 16.640 punti, Francoforte lascia sul terreno l’1,86%, Parigi cede l’1,51%, Londra perde l’,1,36% e lo spread tra Btp e Bund apre in rialzo a 260 punti base, rispetto ai 247 segnati ieri, con il rendimento del differenziale in risalita dal 2,04% al 2,13%. Cio’ sembra dovuto alla vaghezza che sembra caratterizzare il tanto atteso e acclamato Recovery Fund, arma su cui sono riposte molte speranze per il superamento della crisi, ma che andando al sodo non ha ancora confini delineati e chiari; soprattutto non ne è stata decisa la natura: si trattera’ di prestiti da restituire o di capitali assegnati a fondo perduto? forse avremo risposta soltanto ai primi del prossimo mese di maggio.
Sul sistema di pesi e contrappesi dell’Ue, dai continui giochi di potere che muovono i fili della borsa e dello spread, questa settimana si è giocata la partita dei Btp. In un contesto in cui l’intervento della Bce è stato indiscutibile , visto l’acquisto di 15 mld dei nostri titoli, abbiamo pero’ registrato un paio di giorni in cui la Banca Centrale Europea sembra essersi recata in gita al mare, in barba ai divieti imposti ai comuni mortali dal lockdown: in questo breve intermezzo, segnaliamo come esempio il crollo della quotazione di un trentennale italiano che nel giro di qualche ora e’ passato da una quotazione di oltre 96 ad un 90 scarso: ben 6 punti in 3 ore non è davvero cosa di ogni giorno.
Da cosa è nato tutto ciò? Dalla divisione degli stati membri UE sul ricorso a Mes o Eurobond, che ha rischiato di configurarsi come punto di non ritorno, spartiacque di un’Europa che sembrava sul punto di esplodere; e la temporanea latitanza della Bce nell’acquisto di Titoli del debito italiano con inevitabile impennata dello spread, sembra aver favorito la soluzione adottata in sede europea il 23 aprile con cui è stato ufficialmente sepolto il “sogno”dei paesi del sud Europa sugli Eurobond, “convincendo con le buone maniere” il Primo Ministro italiano Conte ad accettare il Mes: quasi un’ “offerta che non si puo’ rifiutare” degna de “Il padrino “. Alla fine si ricuce sulla scorta di provvedimenti astratti e tutt’altro che subitanei (come invece servirebbero). La Banca Centrale Europea sembra aver ripreso ad acquistare titoli di stato italiani, con la garanzia che ne acquisterà in quantità pressoché illimitata presso il mercato secondario (secondo lo statuto la Bce non può infatti effettuare acquisti diretti dei titoli dei Paesi membri). Resta comunque un interrogativo, il più pesante: possiamo definire “comunità di nazioni” un’unione di stati su cui grava il sospetto che si possa essere capaci di usare metodi non esattamente corretti pur di imporre il volere del più forte?