Quando Bill Gates, nell’ottobre 2019 durante la convention denominata Event 201 a New York, profetizzò le nuove minacce mondiali, non più guerre nucleari bensì virus, il pubblico in sala si limitò ad annuire. L’affermazione poteva essere verosimile, perché nel terzo millennio solo uno stolto lancerebbe una bomba atomica, ma soprattutto perché l’essere umano ha bisogno di credere, se non proprio nella bontà dei suoi simili, almeno nella sua intelligenza razionale. E se il nucleare è figlio dell’uomo i virus sono figli della natura che, matrigna, resta indifferente agli affanni umani.
Niente di più sbagliato.
La simulazione che i big del World Economic Forum avevano inscenato in merito alla possibile pandemia da corona virus era una regia ben sceneggiata che poi, manco a dirlo, si è effettivamente realizzata.
Sembrerei troppo complottista se dicessi che loro lo hanno pensato, voluto e poi attuato. Ma sarei anche molto stupida se ritenessi tutto questo un caso. Ordo ab chaos, l’ordine viene dal caos: lo slogan massonico non intende rimuovere dagli accadimenti del mondo la mano invisibile degli adepti, semmai ricordare che nulla avviene per accidentalità. Tutto accade per azione necessaria, anche se apparentemente casuale.
A fare il gioco della politica ipnotica vi è sempre il linguaggio. Spesso neolingue orwelliane ricche di suggestione che giocano sull’emotività della massa, attraverso l’apertura delle diverse finestre di Overton. Sempre più funzionali al sistema che ci vorrebbe non più umani semmai transumani. Non un Übermensch che va oltre il limite, piuttosto un restare entro il recinto di allevamenti intensivi.
«Il piacere di essere gregge è più antico del piacere di essere io, e finché la buona coscienza si chiama gregge, solo la cattiva coscienza dice: io».
Nietzsche, il filosofo più inattuale del suo tempo proprio perché agitava il sospetto come pensiero pensante, ci costringe a guardare dentro l’abisso. Anche se questo potrebbe significare la nostra caduta dentro di esso.
Chi ha paura della verità però è perduto.
Nel marzo 2021, NTI.org ha collaborato con la Conferenza sulla sicurezza di Monaco per condurre un esercizio da tavolo sulla riduzione delle minacce biologiche ad alto rischio. Questa volta il virus protagonista, manco fossero tutti dei veggenti, è stato un ceppo insolito di vaiolo. Ma non quello umano, già debellato secondo l’OMS nel 1980 (l’ultimo caso di vaiolo è stato segnalato nel 1977), un altro che, come era accaduto per l’HIV, c’entrano i nostri cugini più prossimi: le scimmie.
Stando alla simulazione dei maghi della biologia questo nuovo vaiolo sarebbe emerso per la prima volta nella nazione immaginaria di Brinia e diffuso a livello globale nell’arco di 18 mesi. In definitiva, lo scenario dell’esercitazione ha rivelato che l’epidemia iniziale era stata causata da un attacco terroristico che utilizzava un agente patogeno ingegnerizzato in un laboratorio con disposizioni inadeguate di biosicurezza e bioprotezione e una supervisione debole. Risultato dell’esercizio? La pandemia immaginaria avrebbe provocato più di tre miliardi di casi e 270 milioni di decessi in tutto il mondo.
Per rimarcare il concetto il ministro della Salute tedesco, Lauterbach, ha già annunciato che verrà fatta una nuova simulazione ancora più realistica di quella precedente, sulla pandemia da vaiolo di scimmia. Lo spillover di questa falsificazione sarà il morso di leopardo. Delle due l’una: o Lauterbach pensa che viviamo tutti dentro il set delle Gocciole Pavesi, oppure dove risiede lui i leopardi vanno in giro come i gatti domestici.
La simulazione del ministro della Salute tedesco, tuttavia, arriva tardi.
Maggio 2022: «Oms: i recenti casi di vaiolo delle scimmie sono “atipici”. Contagi segnalati in otto paesi d’Europa». Così titola la Gazzetta del sud, ma è solo uno degli articoli che impazzano da qualche giorno. E come era accaduto per il covid19, ecco che arrivano le foto di repertorio di vecchi casi di vaiolo spacciati per quello scimmiesco.
Immediati i virustar nostrani, assenti dai salotti della Tv dal marzo scorso che, subito, hanno preso la palla al balzo per rientrare nelle case degli italiani.
«Migliaia di casi nei prossimi giorni».
Matteo Bassetti non ha dubbi: moriremo tutti di vaiolo.
«Vaiolo dalle scimmie per un virus mutato o calo dell’immunità collettiva».
Anche Antonella Viola non lascia speranze sul fatto che il vecchio vaccino potrà essere utile per il nuovo ceppo. Pronti gli hub vaccinali da vaiolo22?
Manca solo Ilaria Capua (o forse me la sono persa!) che potrà spolverare la sua laurea in veterinaria, ma non tarderà a farsi sentire.
Anche il ministro della Salute, Roberto Speranza, si è prontamente portato avanti con il lavoro accertando il paziente zero.
«Identificato in Italia il primo caso di Vaiolo delle scimmie. Si tratta di un uomo di rientro dalle Canarie».
La guerra Russia-Ucraina stava pendendo forza ipnotica, semmai la narrazione antirussa sia davvero riuscita a far breccia nelle paure ataviche di un popolo stremato da quella, ancora sempre cavalcata, del corona virus. Peccato che l’Oms stia perdendo smalto.
«Vaiolo delle scimmie: colpiti maggiormente maschi che fanno sesso con i maschi».
Dichiarazione che non è piaciuta al mando gay.
«Come ti creo uno stigma in sei piccole parole. Ci siamo già passati con Hiv/Aids che ha ucciso persone di ogni orientamento sessuale. Però non siamo più negli anni ’80 e la lezione dovremmo averla imparata. Professor Bassetti, per favore, se possibile evitiamo». A twittarlo è il sottosegretario all’interno Ivan Scalfarotto.
«Questo virus lo conosciamo da tempo e una parte della popolazione, i nati fino al 1971, è parzialmente coperta dal vaccino per il vaiolo umano». Lo afferma Fabrizio Pregliasco, virologo e direttore sanitario dell’ospedale Galeazzi di Milano, aggiungendo che «in Italia si potrebbero avere qualche migliaio di casi, ma nulla paragonabile al Covid».
Ma Pregliasco, da sempre attento alla sessualità degli italiani (come dimenticare le sue esternazioni sulla durata massima di intimità per evitare il contagio da covid; «Non più di 15 minuti» erano le sue indicazioni. Ottimista!), ci ricorda che il sesso è brutto, sporco e cattivo, ma solo se fatto bene, aggiungerebbe Woody Allen.
«La trasmissione avviene soprattutto, e non solo, con l’atto sessuale, non solo tra gay ma in generale, e quindi bisogna prestare particolare attenzione. La trasmissione della malattia avviene attraverso le bolle ed è quindi molto diversa da quella del Covid. Non avremo lockdown e zone rosse» anticipa.
A tranquillizzare i refrattari alle buone novelle è anche Massimo Andreoni, direttore dell’Unità operativa complessa di Malattie infettive di Roma Tor Vergata e direttore scientifico della Società Italiana di Malattie Infettive e tropicali (Simit).
«Non credo si renderà necessario procedere ad una vaccinazione estesa contro il vaiolo delle scimmie in Italia, dal momento che la malattia tende ad autolimitarsi e non ci aspettiamo una diffusione epidemica. Se però dovessero crearsi condizioni diverse e la vaccinazione fosse richiesta, reperire il vaccino antivaioloso sul mercato non sarebbe difficile e non rappresenterebbe un problema. Non è necessario e sarebbe antieconomico, dal momento che i vaccini hanno una scadenza e farne scorta per malattie eradicate non avrebbe una utilità ma rappresenterebbe una spesa. Il vaccino è comunque prodotto ed è sul mercato, e viene ancora utilizzato nei vari paesi in circostanze o per categorie specifiche in alcuni casi. Quindi, se necessario, è reperibile». Ad ogni modo, sottolinea Andreoni «va chiarito che in Italia non siamo di fronte ad una situazione in cui si richiede una vaccinazione estesa».
Anche i vaccini anticovid19 sono stati preferiti alle cure decisamente meno costose e anche più efficaci. Ma tant’è.
Eppure, la FDA (agenzia americana corrispondente all’EMA) pare avesse un vaccino contro il vaiolo della scimmia già nel 2019: Jynneos è il suo nome.
«Il vaiolo delle scimmie, che non si presenta naturalmente negli Stati Uniti, è una malattia rara causata dall’infezione da virus del vaiolo delle scimmie, che causa sintomi simili al vaiolo, ma più lievi. Nel 2003, negli Stati Uniti si è verificata un’epidemia di vaiolo delle scimmie: è stata la prima volta che il vaiolo delle scimmie umano è stato segnalato al di fuori dell’Africa (…) Jynneos non contiene i virus che causano il vaiolo o il vaiolo delle scimmie. È costituito da un virus vaccinia, un virus strettamente correlato, ma meno dannoso, dei virus variola o del vaiolo delle scimmie e può proteggere da entrambe queste malattie. (…) L’efficacia di Jynneos per la prevenzione del vaiolo è stata determinata in uno studio clinico che ha confrontato le risposte immunitarie nei partecipanti allo studio che hanno ricevuto Jynneos o ACAM2000, un vaccino approvato dalla FDA per la prevenzione del vaiolo».
In effetti, alcune indiscrezioni raccontano che questo virus altro non è che lo stesso debellato il secolo scorso e che non essendo mai scomparso del tutto (i virus vengono conservati nei biolaboratori per continuare sperimentazioni), è ricomparso non con una nuova veste, semmai semplicemente con un nome moderno.
«Credo che l’attuale allarmismo monkeypox serva a consolidare una ipocondria generale diventata il principale strumento di controllo sociale. Come attestato dai tantissimi che oggi, pur non essendo obbligati, continuano a girare bardati di mascherina anche all’aperto» ha affermato Giulio Tarro in un’intervista rilasciata all’Antidiplomatico.it
Ma non è tutto. La similitudine fatta da Scalfarotto con la sindrome da immunodeficienza acquisita ci riporta indietro negli anni ’80, quando il concetto di positività creava più complessi che la fase edipica freudiana.
Dell’AIDS non c’è vaccino. Almeno per ora. Il retrovirus dell’HIV, essendo a RNA, è altamente mutevole. Tradotto: crea varianti. Dovrebbe far ricordare qualcos’altro ma non è questo il punto. Il 21 ottobre del 1989, due virologi, G. Lecatsas e J. Alexander, sottoscrissero in una rivista scientifica, la Sout African Medical Journal, il dubbio secondo cui il virus dell’HIV poteva essere stato trasmesso all’uomo tramite i vaccini dell’antipolio, utilizzati in Africa alla fine degli anni ’50 e accidentalmente contaminati con il virus delle scimmie. Furono eseguiti diversi test a riguardo, ma la comunità scientifica ritenne pericolose tali affermazioni e tacitarono i due scienziati.
Secondo un nuovo rapporto dell’UNICEF ogni cento secondi circa 320 mila all’anno (dato 2019) un bambino o un giovane sotto i 20 anni viene contagiato dall’HIV. Attualmente, il numero totale di bambini e giovani nel mondo che convivono con l’HIV si attesta a 2,8 milioni. Lo scorso anno sono morti per AIDS circa 110 mila bambini. Secondo il rapporto, nonostante i progressi nella lotta all’HIV-AIDS registrati negli ultimi anni, persistono profonde disparità regionali. La copertura della terapia antiretrovirale pediatrica più alta si registra in Medio Oriente e Nord Africa (81%), seguita da Asia meridionale (76%), Africa orientale e meridionale (58%), Estremo Oriente e Pacifico (50%), America Latina e Caraibi (46%) e infine Africa Occidentale e Centrale (32%). Nel continente africano la speranza di vita per un bambino potrebbe non arrivare al quarantesimo anno di età.
Visti i dati, non porsi delle domande sulla possibilità che uno stock – diciamo difettoso – di vaccino antipolio possa aver generato una catastrofe sanitaria di tale portata, quanto meno appare naif.
Sempre se non vogliamo pensare male.
Michela Pisu
(Fonte: www.nti.org/news; https://gazzettadelsud.it/; t.me/disclosetv/7967; www.lantidiplomatico.it/; www.epicentro.iss.it/en/; www.unicef.i; https://www.fda.gov)