Dopo mezzo secolo dal boato che interruppe il pranzo nel Belice si aspetta la ricostruzione .. di Pio Maggio

Erano le 13:28 del 14 gennaio del 1968 quando un forte boato interruppe il consueto pranzo domenicale di migliaia di siciliani della zona del Belice. Non fu un ordigno, ma la terra che con una forte scossa di terremoto avvisò che qualcosa di grave stesse accadendo. Non fu un episodio sporadico, i terremoti si susseguirono: una seconda alle 14:15, e la terza alle 16:48. Scosse che causarono enormi danni nei comuni di Gibellina, Menfi, Montevago, Partanna, Poggioreale, Salaparuta, Salemi, Santa Margherita di Belice, Santa Ninfa e Vita. I continui terremoti allarmarono migliaia di persone, che nonostante il freddo decisero di dormire in macchina o in strada. Una preoccupazione che si rivelò una salvezza per molti, quando alle 03:00 una scossa violentissima devastò l’intera area. Il sisma di magnitudo 6.4, con epicentro tra le zone di Gibellina, Salaparuta e Poggioreale, causò 296 vittime, migliaia di feriti e circa 90.000 sfollati. Oltre al termine di vittime, fu un terremoto devastante anche per il patrimonio edilizio rurale che subì danni irreparabili per circa il 90%. Per mesi la terra continuò a tremare, si contarono fino al 1 settembre 345 scosse, 81 delle quali superiore al 3 grado.

Mezzo secolo dopo, una ricostruzione mai del tutto terminata

Il susseguirsi dei terremoti svelò lo stato arcaico in cui vivevano le zone del Belice e in generale la Sicilia occidentale, con particolare cenno all’arretratezza delle abitazioni crollate sotto i colpi delle scosse. Dopo il tragico avvenimento lo Stato italiano promosse un forte flusso emigratorio degli sfollati verso i centri del Nord Italia e l’Estero. Questo provocò un ritardo nei lavori di ripristino della zona, basti pensare che le ultime 250 baracche furono smontate solo nel 2006, 38 anni dopo il terremoto. Ma la ricostruzione e la riqualificazione delle zone non può considerarsi conclusa neanche oggi, 51 anni dopo la tragedia. A confermarlo sono le parole di Nicolò Catania, sindaco di Partanna e coordinatore dei sindaci della Valle del Belice.

 “A distanza di un anno dalle commemorazioni tenute alla presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella e dei rappresentanti del governo nazionale e regionale per il 50esimo anniversario del terremoto che la notte fra il 14 e il 15 gennaio 1968 sconvolse il Belìce e nonostante rassicurazioni e assunzioni di impegno da parte delle istituzioni non si registra ad oggi alcun passo avanti nel completamento della ricostruzione

Anche il presidente della Regione Nello Musumeci, in un comunicato esprime la massima vicinanza ai cittadini di Santa Margherita di Belice, vessati dall’arretratezza dei lavori di ricostruzione. Fa riflettere come più di mezzo secolo dopo una tragedia di tali dimensioni, che ridusse al minimo la popolazione dell’area colpita, con centri quasi inabitati, l’intervento dello Stato risulti marginale, con zone ancora non del tutto ricostruite. Nell’anniversario del terremoto molte le iniziative memoriali: Nel comune di Gibellina si terrà la cerimonia di intitolazione della sala Agorà allo scrittore Leonardo Sciascia con il patrocinio dell’Assessorato regionale ai Beni Culturali, del Comune, del Coordinamento dei sindaci del Belice e della Fondazione Orestiadi. Interverranno il presidente della Regione Nello Musumeci e l’assessore regionale ai Beni culturali Sebastiano Tusa. A Salaparuta si inaugurerà la mostra fotografica “1968 – Terremoto nel Belìce: immagini e documenti 51 anni dopo. A Santa Ninfa si terrà una seduta del Consiglio comunale per commemorare il sisma.

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