L’autrice Emanuela Esposito Amato è nata a Napoli, città nella quale attualmente vive e lavora come docente di Francese nei Licei, dopo avere soggiornato a lungo a Parigi per condurre ricerche presso l’Université de la Sorbonne-Paris e la Bibliothèque Nationale de France. In campo letterario, frequentati i corsi di scrittura creativa della Scuola Omero di Roma e della Scuola Holden di Torino, ha pubblicato il romanzo “Il diario segreto di madame B.” (Alcheringa Edizioni, 2018), vincitore del Premio Mare di costa 2020, e la raccolta “Lui dorme e altri racconti” (Homo Scrivens, 2020), per la quale riceve la menzione d’onore al Premio Megaris. Si racconta in questa intensa intervista.
Da insegnante di francese a scrittrice, ci racconti del suo percorso in campo letterario, come è arrivata alle sue varie pubblicazioni?
I primi incontri con la narrazione risalgono a quando io non frequentavo ancora la scuola! Mia mamma e mia nonna, ogni pomeriggio, mi insegnavano una lettera dell’alfabeto e me la facevano colorare e poi ripetere. Io adoravo quei pomeriggi e non vedevo l’ora di conoscere altre lettere, anche le più ostiche da pronunciare! Poi il miracolo è accaduto quando ho cominciato a mettere insieme le lettere e a scrivere prima singole, semplici parole, poi frasi con un minimo di senso. Ricordo ancora, ed è passato un bel po’ di tempo, che, affascinata da quel mondo così vario e ricco di combinazioni, pensai che un giorno avrei scritto una storia… E la cosa si è avverata. Ho cominciato a scrivere racconti. In apparenza mi sembravano slegati l’uno dall’altro perché, sebbene le tematiche fossero ricorrenti, ognuno di loro aveva un suo quid. Rileggendoli dopo molto tempo, e nel frattempo alcuni avevano anche ottenuto dei premi letterari, mi sono resa conto che avevano una tematica comune, quella femminile intimistica, e che malgrado le loro differenze sembravano essere percorsi da un sottile filo che li teneva insieme. Poi mi sono voluta cimentare nella stesura di un romanzo. La sfida non è stata per niente semplice. Sono molto pignola e precisa quando scrivo e per il romanzo d’esordio “Il diario segreto di Madame B.”, edito nel settembre 2018 da Alcheringa Edizioni, ho impiegato circa un anno per la documentazione, recandomi anche sui posti descritti per due volte, e poi due anni per la stesura e l’editing. Uguale sorte hanno avuto la mia raccolta di racconti “Lui dorme e altri racconti”, edita da Homo Scrivens nel 2020, pochi giorni prima del lockdown… E il mio ultimo romanzo “Uno squillo per Joséphine” edito da Guida Editori, aprile2022: stessa cura nella documentazione, nella ricerca stilistica, nello studio di ambientazioni, luoghi, personaggi. Purtroppo sono una scrittrice raramente soddisfatta in toto di quello che scrive e di come lo scrive. Tento sempre di trovare nuove metafore, nuove similitudini. Cerco di rifuggire dalla facilità di espressione, di evitare i luoghi comuni: scrivere non è impresa semplice. È sudore, fatica, posture rigide per ore. Ma il fatto è che… non ne posso fare a meno. È il mio mondo virtuale, il mio vivere con i personaggi e con le loro storie. È un’avventura sempre diversa, impervia, ma irrinunciabile!
Ci parli di Parigi e della sua esperienza in campo scolastico, c’è un aneddoto particolare che vorrebbe raccontare al suo pubblico?
Oltre alla passione per la scrittura, la lingua e la cultura francese mi hanno sempre affascinata. Per apprendere a parlare e scrivere fluentemente, ancor prima di frequentare l’Università di Lingue e Letterature straniere, mi sono recata ogni estate a Parigi, prima come “fille au pair”, in una famiglia, dove per esprimermi e comprendere ero “costretta” a parlare francese. I primi tempi sono stati alquanto problematici. Quando i parigini parlano velocemente, introducendo anche frasi tipiche del loro “argot”, beh, non è per nulla facile capirli. Comprendevo poco e non di rado commettevo errori di significato nell’esprimermi che provocavano l’ilarità di chi si trovava ad ascoltare il mio eloquio poco attendibile! Ma il detto “sbagliando si impara” è alquanto veritiero. Ho continuato poi gli studi per la mia tesi di laurea all’Università della Sorbonne e alla Bibliothèque Nationale de France. Dopo la laurea ho conseguito il titolo di Interprete simultanea. Ho scelto l’insegnamento perché trovo stimolante lo scambio continuo con le giovani generazioni, anche se purtroppo devo amaramente constatare che la lettura non è tra i loro passatempi preferiti! Quello che cerco ogni giorno di trasmettere ai miei alunni è l’amore e la passione per ciò che si fa. Che sia l’insegnamento o la scrittura, o qualsiasi altra espressione di sé, quello che conta è inviare sempre un messaggio positivo. O almeno io ci provo.
Quale sua opera pubblicata le ha dato più soddisfazioni e perché?
Sicuramente il mio romanzo d’esordio, “Il diario segreto di Madame B.”. L’emozione di veder pubblicato il mio libro, con regolare contratto, di pensare che un Editore aveva dato fiducia a una scrittrice esordiente, è una di quelle sensazioni di gioia che difficilmente si possono descrivere. Da neofita, non sapevo muovermi bene nel campo dell’editoria. Ho dovuto imparare a presentarmi al pubblico, ad attendere le recensioni, a controllare il feed-back dei lettori e delle prime recensioni. Constatare che il mio romanzo piaceva e che “era difficile staccarsi dalle sue pagine” mi ripagava di tutti quegli anni di lavoro e dell’attesa di un editore! Il romanzo ha vinto menzioni e premi letterari tra i quali: il 14 Luglio 2019 “Il Diario segreto di Madame B.” È 3° classificato alla XIII edizione del Concorso letterario “Incostiera amalfitana”. Il 16 Luglio 2020 “Il Diario Segreto di Madame B.” vince il Premio “Mare di costa” Il successo di critica e pubblico e la grande richiesta dei lettori mi ha spinto a scrivere il sequel, che è appunto “Uno squillo per Joséphine”.
“Uno squillo per Joséphine” è il suo ultimo romanzo, di cosa parla?
Joséphine Bressi, esperta antiquaria con innato talento per la preparazione di macarons e altri dolci, vive un periodo di crisi con il marito Massimiliano Martinelli, architetto di successo, poiché non riesce a restare incinta nonostante si sottoponga a cure invasive e rapporti programmati. “Uno squillo per Joséphine” è un romanzo ambientato a Napoli, che parla di seconde possibilità e della paura di non essere accettati per quello che si è davvero; per questo motivo i personaggi sono soliti indossare maschere che celano il loro vero io, e che li porta a nascondere i loro sentimenti più sinceri. L’opera è il seguito del precedente romanzo “Il diario segreto di Madame B.”, in cui abbiamo già incontrato la protagonista di questa storia, Joséphine, un’antiquaria e cake designer, sposata con Massimiliano, un architetto proveniente da una famiglia facoltosa e snob, che non ha mai accettato il suo matrimonio con una donna di estrazione modesta. Ciò è di ostacolo al loro rapporto già minato da anni difficili: i due coniugi sono infatti in crisi perché non riescono ad avere un figlio tanto desiderato, soprattutto da Massimiliano. Egli si sta allontanando sempre più da sua moglie e non riesce a comprendere la sofferenza che lei prova per il suo calvario fatto di iniezioni, ecografie, procedure fastidiosamente invasive e speranze costantemente deluse. La ricerca del figlio che dovrebbe unirli di più li sta invece separando irrimediabilmente; la donna si sente persa, e soprattutto inadeguata. Mentre si consuma la tragedia del loro matrimonio in declino, in un’altra parte di Napoli un uomo dal passato traumatico, Roberto, sta facendo i conti con le sue scelte: è un gigolò, e per svolgere al meglio la sua professione si è costruito una corazza di cinismo e di distacco, che gli ha sempre impedito di provare sentimenti profondi. Roberto ha conservato però un sogno nel suo gelido cuore: diventare un fotografo e abbandonare quindi la sua professione attuale, per poter finalmente essere sé stesso e cancellare il suo oppressivo alter ego. La sua vita cambia con uno squillo di campanello e con una proposta di lavoro molto vantaggiosa, che potrebbe aiutarlo a realizzare il suo desiderio – «Ho accettato l’incarico, abbagliato dalla possibilità di lucrare un bel po’ di denaro e cambiare esistenza. Tirarmi fuori dalla schiavitù della prestazione sessuale a comando, assaporare la libertà di non dover dipendere dalle voglie e dall’umore delle clienti. Realizzare il mio sogno: vivere per fotografare». L’incarico lo porta a incrociare il suo destino con quello di Joséphine. Poi ci sono i legami al tempo d’oggi, le conoscenze sui social, gli amori che iniziano via rete e tutte le loro sfaccettature. Credo che questo romanzo narri molti spaccati della vita contemporanea, della donna, dell’amore, della famiglia e di un concetto che mi sta molto a cuore: ognuno, in qualche modo, ha il suo “doppio”, un alter ego ingombrante con cui combatte sotterranee e silenziose battaglie. Tra inganni e rivelazioni, racconto una storia di riscatto e di scelte coraggiose, in cui nulla accade per caso.
Lei tocca temi importanti in questo libro di narrativa contemporanea, quanto c’è di autobiografico nella storia?
Potrei dire “tutto e niente” perché io metto sempre un vissuto nei miei scritti. Vissuto non sempre mio, nel senso che la mia narrazione non è autobiografica, ma affronta argomenti sui quali mi sono documentata o dei quali ho avuto esperienza diretta, stando accanto a persone che hanno avuto esperienze simili a quelle che descrivo. Già alcune lettrici mi hanno “confessato” di essersi riconosciute in alcuni passi o situazioni dei miei romanzi e racconti. Questo rende dunque il mio lavoro letterario fruibile “unanimemente” in quanto chiunque può riconoscere un tratto di sé. E questa è per me un’esperienza carica di significato. Un solo personaggio è di mia invenzione e non ho mai avuto modo di conoscere: il “gigolò”. Però mi sono come sempre ampiamente documentata sul tipo di vita cui fa fronte un uomo che compie questo tipo di scelta, volontaria o indotta.
Ha altri sogni ne cassetto che vorrebbe realizzare? Se sì, quali?
Sarò sincera, mi piacerebbe conquistare nuovi lettori e riuscire ad avere maggiore visibilità, in un universo variegato e complesso come quello dell’editoria, con tanta concorrenza, talvolta sleale! Continuerò a scrivere, a studiare nuove tecniche narrative per migliorare il mio stile. Non ci si deve mai fermare, ma porsi sempre nuovi obiettivi. Poi, se parliamo di “sogni” allora mi piacerebbe che i miei romanzi fossero sceneggiati per una serie… ma questo è davvero un sogno!
Lisa Di Giovanni