Esclusivo/da Mosca parla l’italiano Ligorio: la sconfitta in Ucraina sarebbe la fine della Russia (di Gabriele Serra)

“Mi sento già con un piede fuori da Mosca. Questo paese non può permettersi di perdere la guerra, perché una sconfitta significherebbe la fine della Russia”.

E’ secco e chiaro Vincent Ligorio, 35 anni, enfant prodige arrivato a dirigere la cattedra di relazioni internazionali presso la Russian presidential Academy of National Economy & Public Administration, oggi  prorettore per le relazioni internazionali presso il Moscow Institute of Psychoanalysis.

Balzato nelle scorse settimane agli onori delle cronache a causa delle minacce anonime ricevute, racconta in esclusiva a Quotidiano sociale il clima attuale in Russia, tra propaganda, tensioni e preoccupazione per il futuro.

Professore, come si vive in questi ultimi mesi a Mosca?
Si vive in uno stato di apparente normalità, il sistema non è crollato come si prevedeva dalla mole di sanzioni economiche inflitte alla Russia ma si sta adattando ad una nuova normalità- ovviamente con le dovute difficoltà. Mancano materie prime e inflazione: questi sono gli effetti più evidenti. Una situazione che non provocherà scossoni ma più che altro malcontento gestibile, dato che la Russia è abituata ad uno stato di autarchia imposta.

Si è percepita la non vittoria di Putin e il cambiamento dello scenario di guerra?

Il dibattito pubblico non è più monolitico come nelle prime fasi; si stanno creando diverse correnti di pensiero sugli esiti e responsabilità della prima fase, ma mai un’opposizione sulla scelta fatta il 24 febbraio (questo anche perché sarebbe difficile farlo). Nessuno parla di sconfitta adesso ma si sottolinea in alcuni contesti come cedere ora e non portare a termine “l’operazione militare speciale” sarebbe la fine della Russia.

Un segnale invece dalla popolazione si potrà percepire a mio avviso nelle elezioni per i governatori di alcune regioni che si terranno nei prossimi mesi, (astensionismo e voto di protesta sono gli indicatori da tenere in considerazione)

 Ha ricevuto altre intimidazioni di recente?
Saltuariamente, anche perché ho preso qualche precauzione in più. Ma cerco di ignorare queste cose.

Cosa pensa della richiesta di Finlandia e Svezia di entrare nella Nato?
Io sono sicuro che questi due Stati non sarebbero mai stati sotto minaccia di invasione o attacco. Ora il loro potenziale ingresso apre a delle riflessioni all’interno dell’elìte militare russa; l’Artico è fondamentale per lo sviluppo economico di Mosca e per la sua sicurezza, vedere la possibilità di interferenza da parte di soggetti che ritiene ostili, apre a nuovi scenari anche in quella regione.

Io sono sicuro che Helsinki e Stoccolma sarebbero state più funzionali a stabilità e sicurezza fuori dalla Nato ma ovviamente hanno fatto una scelta legittima dal loro punto di vista; non si possono analizzare le percezioni sullo stato di sicurezza di un paese e della sua popolazione dall’esterno.

Si sente al sicuro? Tornerà in Italia?
Mettiamola così: mi sento meno sereno e più sotto pressione. Che i tempi siano cambiati per noi stranieri qui è evidente. Non so se andrò in Italia o in qualche altro posto, dipenderà dalle opportunità professionali. Ma di certo mi sento con un piede fuori di qui. Purtroppo sono stato costretto a rimanere per permettere a mia moglie di ristabilirsi dopo un incidente.

Gabriele Serra

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