Bachmut o Artemovsk, così la chiamano i russi, non è ancora caduta nelle mani del Gruppo Wagner. Sono italiano, scrivo questo diario da Roma cone le informazioni che mi arrivano da lì. Per ragioni che capirete sono anonimo. Gli scontri continuano e si sono fatti serratissimi negli ultimi 10 giorni. La mia compagna è di Bakhmut, i genitori sono evacuati da mesi in una zona dell’Ovest più tranquilla, a Vinnicya. Questa donna è con suo marito e sono nascosti nel seminterrato del palazzo di casa da almeno un mese. L’ultimo contatto avuto è stato 2 giorni fa per pochi minuti dato che per avere un po’ di segnale deve salire per forza 4-5 piani del palazzo. Ripeto: Bachmut (c o k è uguale) non è caduta, gli ucraini si stanno ancora muovendo per il centro e soprattutto nella zona più a ovest. Ma il gruppo Wagner è comunque riuscito ad entrare nelle zone più a est e nord del paese. Anche a sud ma con qualche difficoltà in più. Le esplosioni sono aumentate in tutta la città e provengono da ambo i lati (sia russi che ucraini stanno bombardando verso il centro).
A CHE PUNTO E’ DAVVERO LA BATTAGLIA
La battaglia è arrivata alla fase finale, fonti russe dicono che il 40 per cento di una città che contava trentamila abitanti (e ora conta soldati vivi e morti e forse duecento civili) è stato sottratto al controllo dell’esercito ucraino e ora è in mano russa. La periferia nord, est ed in parte sud è sotto il controllo di fuoco dell’ “Orchestra”, come i russi chiamano il gruppo dei mercenari della Wagner. Il capo della Wagner, Prigozhin, dice su Telegram che “nel centro della città, dove l’occupazione russa è certa e la difesa è più stabile, sono impiegati mercenari georgiani e forze speciali. L’accerchiamento operativo è stato completato: tutte le strade e persino alcuni sentieri sono sotto il controllo”.
SOTTOTERRA ATTACCATI AL CELLULARE
Appena possono, appena c’è linea o corrente, a Bakhmut tutti si attaccano al cellulare. Per sapere come va lì fuori, al di là del fragore delle bombe. La scuola della mia ragazza, chiamata scuola n24 (le scuole hanno spesso un numero come nome) è stata distrutta quindici giorni fa e si trova nella parte nord-ovest della città, in via Vulytsya Lyevanyevsʹkoho. L’amica di famiglia vive in una strada vicina. Il quartiere è bombardato costantemente. La casa della mia ragazza (che si trova sempre in quella zona) è stata già colpita due volte, il tetto è stato scoperchiato e le finestre distrutte. Il tetto è stato riparato sempre due volte da vicini e amici per un costo di 300 euro per volta, che equivale praticamente a due stipendi mensili. Potrebbe essere stato colpito una terza volta ma nell’ultimo mese nessuno è voluto andare a controllare. Troppo pericoloso.
LA SPERANZA DELLA LIBERAZIONE DA PARTE DEI RUSSI
I civili, ormai pochissimi, escono dai rifugi per prendere aiuti alimentari quando possibile e per cucinare. A causa della mancanza di gas, elettricità, acqua corrente, per mangiare si riuniscono quando possibile nei giardini dietro casa con altri vicini e cucinano con stufette da campo o fuochi improvvisati. E’ pericoloso e negli ultimi due mesi è capitato che i camion militari ucraini si fermassero a chiedere informazioni e a interrogare i civili. Così mi dice la mia fonte, che è cittadina russa e parla solo russo. Questo ha provocato tensioni a volte perché i militari ucraini non vogliono sentire parlare russo. Migliaia di cittadini sono andati via negli anni scorsi e moltissimi in questi mesi. Dove sono? La grandissima parte in Russia, da amici o dove sono riusciti a farsi ospitare. La mia fonte, in quanto amica di famiglia, nei mesi scorsi ha esortato più volte la famiglia della mia compagna a tornare e a sperare nella liberazione russa.
IMPOSSIBILE AVVICINARSI ALLA CITTà
Al momento è folle anche solo pensare di avvicinarsi alla città. La mia fonte, che non posso mostrare per tutelarla il più possibile, resta in città perché obbligata dalla condizione fisica del marito anziano. Dice però che ha la speranza di vivere sotto bandiera russa. Il gruppo Wagner, da quanto si dice nei gruppi di amici telegram, ha già cominciato a esfiltrare un po’ di civili. Vengono trasferiti nella zona più a est del Donbass, vicino Donetsk. I cellulari e beni vengono lasciati ma le sim-card ucraine distrutte. Da ieri sera i genitori della mia compagna stanno provando a girarmi il video mentre sistemano il tetto del palazzo, con rumori di bombardamenti in sottofondo in prossimità del centro città e alcune foto. Purtroppo dubito che la fonte amica di famiglia riesca a girare foto dal seminterrato. I genitori della mia compagna dovrebbero anche riuscire a mandarci qualche testimonianzA di semplici cittadini che si contattano e scambiano info su Telegram. Forse avrò così altre immagini per documentare quanto accade. Da quanto dice la madre della mia compagna ormai la città è svuotata. Oltre ai due eserciti sono rimaste poche centinaia di persone. Quasi sicuramente tutte filorusse e russofone, che non aspettano altro di uscire dai rifugi e far finire questo incubo. In città si è sempre e solo parlato russo fino al 2014 quando l’ucraino è stato imposto come unica lingua ufficiale. Ma non ci sono libri adeguati in ucraino, per chi vole studiare. E tantissimi volevano essere cittadini ucraini ma parlare il russo, prima che la guerra scoppiasse.
Bachmut (in ucraino: Бахмут?), denominata Artemivs’k dal 1924 al 2016, è una città dell’Ucraina orientale sita nell’oblast’ di Donec’k e capoluogo dell’omonimo distretto.
Bachmut e il suo distretto, in particolare la città di Soledar, sono particolarmente attivi nell’industria alimentare; in città vi sono stabilimenti per la produzione di liquori e vini mentre nei pressi di Soledar vi è un importante deposito salino utilizzato almeno dal 1881. Nel 2013 contava quasi 80 mila abitanti. (nella foto un soldato ucraino ferito a Bakhmut, durante una ritirata; alla redazione di questo articolo ha collaborato Gabriele Serra)