Qualche settimana fa i giornali della Sardegna hanno pubblicato un dato gravissimo: “Più del 60% dei ragazzi sardi esce dalle scuole superiori senza competenze adeguate”, non solo, aggiungono che questo “è il peggior dato in Italia”.
La notizia emerge da un convegno organizzato dall’Università degli Studi di Cagliari. Una notizia preoccupante e allarmante ma alla quale il Governo sardo non risponde in nessuna forma, né con dichiarazioni immediate né con investimenti di nessun tipo.
“L’emergenza, che riguarda competenze e apprendimento – hanno spiegato i relatori dell’incontro – è molto preoccupante. Vuol dire che molti ragazzi, al termine delle scuole superiori, non riescono a svolgere un ragionamento logico”.
Informazione drammatica che si incrocia con l’ulteriore triste notizia che abbiamo appreso nel 2021: “la Sardegna detiene da un pezzo la maglia nera per dispersione scolastica: il 24% dei ragazzi tra 18-24 anni non ha un diploma e circa il 28% di 15-29enni non studia, non lavora e non segue un percorso di formazione.”
Come commentare questi dati? La Sardegna sta conoscendo una vera fase di analfabetismo di ritorno, cioè quel fenomeno attraverso il quale un individuo pur avendo assimilato nel normale percorso scolastico di alfabetizzazione le conoscenze necessarie alla scrittura e alla lettura, perde nel tempo quelle stesse competenze a causa del mancato esercizio di quanto imparato, non riuscendo così più a capire un testo che sia scritto o orale, un brano o un articolo qualsiasi, una notizia sentita al telegiornale, una comunicazione che arriva da una qualsiasi istituzione.
E l’analfabetismo di ritorno è veramente un brutto mostro sociale, perché non ti permette di trovare un’occupazione, o peggio ancora di occupare un posto di lavoro e non capire cosa si stia facendo, insomma eseguire male le proprie mansioni e non averne consapevolezza.
Cosa c’è di peggio per una società che vuole guardare al futuro?
Capite che, se questo nuovo analfabeta che sia un muratore o sia un medico, per noi e la nostra Sardegna poco cambia.
Un errore di un operaio specializzato edile è gravoso quanto quello di un medico che sbaglia una diagnosi. Che ti cada il tetto di un’aula in testa è grave quanto dirti che non sei malato mentre sei gravissimo.
Ma imperterriti non ce ne rendiamo conto. Il rimpasto di Giunta del presidente Solinas ha visto bene di salvaguardare l’assessore all’istruzione Biancareddu.
Una figura assente e improduttiva di cui nessuno parla né a destra né a sinistra.
È riuscito ad annunciare i progetti didattici Iscola dedicati agli studenti che si trovano in particolari situazioni di svantaggio e presentano maggiori difficoltà nell’apprendimento proprio delle competenze di base di italiano e matematica, esattamente quei problemi gravi che sono stati illustrati dai dati emersi dal convegno.
Annunci appunto, a tutt’oggi nelle scuole sarde di progetti didattici Iscola ancora non se ne vedono. Ma guarda caso è riuscito però a far confluire investimenti sempre denominati Iscola in un programma triennale di edilizia scolastica, come dire che lui comunque sta lavorando per la scuola sarda. Toglie all’istruzione vera e propria e al futuro dei ragazzi e fa un bel regalo (l’ennesimo) alle imprese edili, settore che lo stesso Governo italiano ha ben ben ristorato con bonus e 110percento.
La società sarda è prossima ad essere travolta da questo tsunami culturale.
Una Terra che in tutti i suoi ambiti è mancante di competenze generiche e di specializzazioni: dalla sanità all’edilizia, dall’istruzione al turismo, dal sociale al commercio, e non si vedono investimenti seri, non si vedono politiche per generare benessere e ricchezza durature.
Cosa dobbiamo aspettare ancora per capire che stiamo scomparendo come società e comunità?
La mancanza di istruzione, formazione e cultura non si comporta come un nubifragio che tutto cancella in un sol attimo ma è un’agonia lenta che poi diventa una fine irrecuperabile lasciando il posto al vasto mondo degli speculatori e delle organizzazioni criminali, sempre abili a trarre profitti dal malessere sociale.