Sono durati poche ore i 400 milioni di euro messi a disposizione dal ministero dello Sviluppo Economico a sostegno dello sviluppo e del consolidamento delle imprese femminili. Incentivi, quelli del “Fondo Impresa Femminile”, esauriti nell’arco di pochi click su una tastiera.
Secondo la rielaborazione dell’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna, su dati Invitalia, il bando si è chiuso con 424 domande provenienti dalla Sardegna (il 5,23%), su un totale di 8.095 a livello nazionale. Dalla regione Sardegna, hanno presentato domanda 157 attività con meno di 12 mesi di vita, mentre 276 sono state quelle con più esperienza lavorativa che hanno inoltrato la richiesta.
Le Regioni che hanno inviato il maggior numero di progetti sono state la Lombardia e il Lazio con rispettivamente 1176 e 978 domande. A seguire la Campania e l’Emilia Romagna con 831 e 684 richieste.
“Pur avendo apprezzato l’impegno del Ministero per lo Sviluppo Economico nel sostenere, dopo tanti anni, le aziende al femminile, purtroppo sono l’esiguità dei fondi e la procedura del click day a deludere le aspettative delle imprenditrici – commenta Elisa Sedda, imprenditrice e delegata regionale di Confartigianato Imprese Sardegna
per le Pari Opportunità – ed è soprattutto la procedura per l’assegnazione delle risorse, che premia la velocità e chi ha una connessione più potente, a creare disparità nelle condizioni di accesso agli incentivi da parte dei potenziali richiedenti”. “Ci chiediamo se sia davvero importante per le singole imprenditrici, e per lo sviluppo del Paese, fare un click un minuto prima delle altre? – rimarca la Sedda – è davvero questo l’elemento determinante per scegliere di premiare un progetto invece di un altro? Dobbiamo ancora ricorrere alle “lotterie”? Non dimentichiamo come le risorse stanziate erano molto ridotte rispetto alla domanda potenziale. Su questo dobbiamo ragionare e lavorare per fare meglio”.
Il Fondo impresa femminile è l’incentivo del ministero dello Sviluppo Economico ideato per sostenere la nascita, lo sviluppo e il consolidamento delle imprese guidate da donne attraverso contributi a fondo perduto e finanziamenti agevolati. La dotazione finanziaria era stata messa a disposizione per sostenere le imprese femminili di
qualsiasi dimensione, già costituite o di nuova costituzione, con sede in tutte le regioni italiane, e si rivolge a quattro tipologie di imprese: cooperative o società di persone con almeno il 60% di donne socie, società di capitale con quote e componenti degli organi di amministrazione per almeno i due terzi di donne, imprese individuali
con titolare donna, lavoratrici autonome con partita IVA.
“Il forte interesse per le misure di sostegno all’imprenditoria femminile messe in campo dal ministero dello Sviluppo economico – aggiunge la Sedda – impone sia di prevedere un rifinanziamento del Fondo sia di rivisitare le modalità con le quali erogare le risorse. Riteniamo opportuno intervenire in modo strutturale per rendere gli
incentivi permanenti almeno per i prossimi 5 anni, anche con una percentuale di aiuto inferiore a quella attuale, e complementari con altre misure di supporto alle imprese femminili”.
Secondo la delegata per le Pari Opportunità di Confartigianato Sardegna “lo strumento di una sovvenzione una tantum non è la strada migliore da perseguire. Il sostegno alle imprese guidate da donne non può esaurirsi nello spazio di un click day e non va inteso come un’azione di inclusione sociale, di assistenza e di integrazione al reddito. Deve essere, invece, un pilastro della politica economica del Paese per rendere le donne realmente partecipi del processo di crescita competitiva dell’Italia”.