In Basilicata/Balvano “riscopre” la Nutella biscuit. Derby con la Barilla

          Balvano nel 1980 era un paese piegato su se stesso: la forte scossa di terremoto che ha colpito Irsinia e Basilicata (circa 3mila morti) si era accanita soprattutto sul paese lucano, che ha pagato un alto tributo di morti. Sono passati più di 40 anni e il paese sembra completamente rinato, laddove alcune città (come Potenza)  portano ancora i segni di quel drammatico evento, come il quartiere Bucaletto, dove la gente vive ancora nelle baracche. Balvano, invece, dopo un lento ma costante processo di ricostruzione, si è risollevata da quell’atroce destino: il paese è stato ricostruito, a cominciare dalla chiesa santa Maria Assunta il cui tetto e la balaustra d’ingresso crollarono seppellendo 77 persone, tra cui 65 bambini (nella chiesa quella sera erano stipate 400 fedeli). Una strage di bambini. Ma ora è stato ricucito il tessuto sociale ed economico, stritolati dal terremoto.

Ora il paese lucano (1799 abitanti) è diventato un importante polo industriale, anche per la presenza di una multinazionale, che opera nel campo dolciario: la Ferrero. A Balvano infatti (come a sant’Angelo dei Lombardi) c’è uno dei quattro stabilimenti nazionali dell’azienda piemontese, dove è iniziata la produzione di un prodotto introvabile sul mercato e che, in questi ultimi anni, è stato assente sugli scaffali degli alimentari italiani: la Nutella biscuits. E la Ferrero ha scelto proprio Balvano per rilanciare questo prodotto tanto amato dai bambini (ma anche dagli adulti).

La scommessa è appena iniziata: le prime confezioni della Nutella biscuits hanno raggiunto un numero ragguardevole: 2 milioni e 700mila confezioni. L’obiettivo della Ferrero <lucana> è ambizioso: sono stati infatti assunti 140 giovani  lucani per far fronte alla superproduzione di biscotti al cioccolato ed una sessantina di stagionali richiamati sulle linee. Inoltre hanno trovato lavoro altri 150 giovani con contratto a tempo determinato che in alcuni casi arriveranno a nove mesi. Gran parte di questi giovani sono stati reclutati da alcuni paesi della provincia di Potenza tra cui Brienza, Muro lucano, Bella, Baragiano, Avigliano, Pescopagano, ma anche dalla più lontana Matera. Una vera manna dal cielo.

La sfida si concretizza anche con una produzione a ciclo continuo che prevede il raggiungimento di un altro obiettivo: la conquista di nuovi mercati internazionali, a cominciare dalla Germania. Del resto la fabbrica lucana è l’unica dove viene prodotto il dolciume che ha suscitato tanto interesse in Italia non solo e non tanto per la dolcezza al palato, quanto per il fatto che ormai era diventato merce rara.

Insomma, è proprio il caso di dire, la Ferrero ha preso tutti per la gola in Basilicata contribuendo a trovare la soluzione di un fenomeno (ne abbiamo parlato in un altro articolo) che in questi ultimi anni sta preoccupando parecchio: lo spopolamento della regione a causa della fuga dei giovani in altre regioni del Nord Italia e all’estero. Tutti a caccia di un lavoro e di un futuro migliore.

La nuova linea produttiva sta rilanciando lo stabilimento di Balvano visto che sono stati messi in commercio oltre due milioni di confezioni. Una <cura> intensiva per ridare slancio a uno dei prodotti più conosciuti e più amati con un risvolto occupazionale di riguardo, poiché a Balvano la disoccupazione aveva sfiorato punte ragguardevoli: il 40 per cento. E in una regione come la Basilicata dove si registra uno dei più alti tassi di disoccupazione giovanile non è poco. Sono tanti infatti i ragazzi che oggi guadagnano 1300, 1400 euro al mese. Soldi che entrano nel circuito economico-finanziario del paese nella speranza che sia avviato definitivamente un percorso di stabilizzazione, in un momento in cui dilaga il precariato.

Qui a Balvano, invece, da febbraio 2020 è partito il ciclo continuo nel senso che la fabbrica, per stare al passo con il mercato, ha esteso le giornate lavorative. Si lavorerà quindi sette giorni su sette, giorno e notte, anche la domenica. Questo – bisogna riconoscerlo – grazie anche alla mediazione proficua del sindacato Fai-Cisl – e al rispetto di un accordo già sottoscritto ad aprile del 2017.

Una boccata d’ossigeno in un paese, come detto prima, già duramente provato dal terremoto che ha lasciato aperte cicatrici soprattutto di carattere psicologico con la fortissima scossa del 1980 che in un colpo solo ha cancellato una intera generazione di giovani. Il destino di tanti giovani – che in questo caso si identifica con un importante stabilimento – ha finalmente cambiato rotta. Ma addentrandoci nel ciclo di produzione scopriamo anche delle vere e proprie chicche.

Campioni n. 1 L’avremmo mai immaginato che per produrre uno squisito biscotto di 15 grammi ci volesse un laser con i suoi 18 sensori? E l’intelligenza artificiale? Un biscotto ingegneristico, si potrebbe dire. Un biscotto 4.0. Il laser serve per far combaciare perfettamente una coppetta di pasta frolla croccante del diametro di 4,5 centimetri con un coperchio sempre di pasta frolla ma di diversa consistenza e di diametro leggermente inferiore. E tutto deve essere non più alto di un centimetro. Perché se qualcosa non funzionasse, sarebbe un disastro. Rischierebbe di disperdersi un ripieno cremoso di 6 grammi. Tutto qui? Domanda che nessuno farebbe se sapesse che quel ripieno è un patrimonio dell’umanità, un bene universale. Quel ripieno, signore e signori, è Nutella. Ché questa è la storia dei <Nutella biscuits>, il nuovo prodotto della famosa Ferrero, che dal 2019 è sfornato da uno stabilimento di Balvano (Potenza) riconvertito dalle precedenti merendine e brioches. E biscuit per il quale sono stati necessari almeno dieci anni di studi e circa 120 milioni di investimento. Essendo intervenuti i biologi e i tecnici agrari prima degli ingegneri. Ed essendo stata eletta Balvano un po’ in ricordo del terremoto del 1980 quando 65 bambini – come detto – rimasero sepolti nel crollo della chiesa. Ma anche per la scoperta che a quegli 850 metri di altezza la pasta lievita come mai altrove. E il clima, si sa, gioca un ruolo rilevante in questo tipo di produzione.

Ecco allora gli 8 robot, le 42 pinze, i 200 motori. Ecco i 300 dipendenti. Ecco una formula segreta quanto quella della Coca Cola. Ed ecco una produzione boom e una vendita in tre mesi di 17 milioni e mezzo di confezioni a tre euro l’una, 57 milioni di pezzi, uno per ogni italiano. Fino a far diventare i <Nutella biscuit> più introvabili del diamante nero e più desiderati di un cappotto al Polo Nord.

Hostess,  stewart e buona novella

      Una richiesta anche così creata, con dipendenti come hostess e steward sguinzagliati nei negozi ad annunciare la buona novella. E poi quantità insufficienti nonostante un ciclo produttivo 24 ore al giorno e sette giorni su sette, operazione di marketing come avvenne per gli orologi Swatch, come avviene per le Ferrari. Mentre ora, se in Italia è diventato un bene di lusso, le potenzialità dello stabilimento di Balvano, l’unico al mondo, sono devolute soprattutto all’esportazione, Germania in testa ed Europa dopo, prima del grande assalto al mercato americano. Finché non si deciderà di dare fiato a nuovi motori a Balvano.

 

Campioni n. 2 Deve esserci qualcosa nell’aria di Basilicata, Irlanda d’Italia per il suo verde e i suoi grandi spazi. Qualcosa di dolce. Perché a Melfi, dove escono le auto della Fca (ex Fiat) e si produce un vino Aglianico da intenditori, la Barilla gioca con la Ferrero il derby del biscotto. Da qui escono 650 milioni di Pan di Stelle l’anno, oltre a fette biscottate, merendine e pani affettati. Uno stabilimento ecologico con 350 addetti, emissioni di CO2 dimezzate e consumi di acqua ridotti del 30 per cento. Nel quale nascerà il nuovo <Biscocrema>, nocciole al 100 per cento italiane (anzi lucane e calabresi) e senza olio di palma. Una regione da leccarsi le labbra.

Nella fotostabilimento della Ferrero a Balvano: uno dei quattro in Italia dove si  produce la Nutella biscuit

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