Intervista a Michael Weinberg autore de: “Il diario di Lela – Storia di ordinari abusi”

Lo scrittore Michael Weinberg presenta un’intensa opera ispirata a eventi realmente accaduti: è il racconto della triste vicenda di Lela, costretta a subire per anni violenze e abusi inimmaginabili che l’hanno spinta sull’orlo del baratro. Una storia di sofferenza e di riscatto narrata dall’autore con delicatezza, e con rispetto per la cruda e straziante verità dei fatti. L’intervista.

 

Lei è l’autore di questo romanzo che racconta di una storia vera, come è nata questa collaborazione? 

Ebbi modo di conoscere Lela anni or sono. Nell’ambito della nostra frequentazione nacquero le prime timide confidenze circa il suo male di vivere. Passo, passo è emersa poco alla volta la crudele realtà di quanto subito. Nell’impossibilità di ambire ad altra forma di giustizia, la diffusione di questa esperienza vuole essere un riferimento per tutte le donne che purtroppo soffrono in silenzio analoghe situazioni.

 

Cosa prova a prestare la penna a un racconto che porta sofferenza e anche una forma di riscatto per la figura della donna?

Spero, nel mio piccolo, di aver dato voce a chi di voce non ne aveva più; annullata e zittita dalle violenze imposte. Purtroppo il riscatto non sarà mai totale, la vittima, come ho potuto appurare di persona, si trova costretta, nella sua quotidianità, a convivere con il male oscuro interiore (attacchi di panico, incubi notturni, per citarne alcuni). Tuttavia migliorare la qualità della vita sì, con la creazione di nuovi riferimenti e stimoli. Questo vuole essere il suggerimento per coloro che convivono con un dolore analogo.

 

Ci parli della protagonista di questo diario? 

La protagonista è oggi un affermata professionista in ambito sanitario. La professione le dà gli stimoli per non pensare. Tuttavia fuori dalle mura dell’ospedale la quotidianità diventa un problema.

 

Crede che chi subisce tali abusi alla fine possa veramente ritrovare pace e autostima?

L’autostima si ritrova nel momento in cui si acquisisce la consapevolezza di non avere colpe e di essere vittime. Questo porta a porre fine al meccanismo autodistruttivo generato proprio dal senso di colpa. Pace invece no, si tratta di convivere con il proprio malessere cercando nuovi equilibri. Si badi, non sono un clinico in materia e posso dire ciò dopo aver conosciuto da vicino Lela.

 

Se potesse parlare a una platea di giovani che messaggio darebbe in merito all’argomento violenza sulle donne?

Il messaggio è chiaro ed è riassunto in calce al libro, nel decalogo di Lela. Abbandonare il culto del tutto e subito in favore del giusto e pieno sapore di certe esperienze intime nel rispetto di sé stessi per la gioia di vivere di sentimenti.

 

Crede che un giorno si potrà raggiungere la parità di genere? Ma soprattutto possa esserci veramente la tutela delle donne a livello istituzionale e civico?

Questo è rimesso alle Istituzioni che dovranno adoperarsi per il superamento di certi retaggi “maschisti “a ogni livello. Il rispetto della figura femminile, fin dalle scuole, per passare poi ai pani alti del Paese.

 

 

 

Lisa Di Giovanni

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