Lo riconosce anche il Financial Times: la controffensiva ucraina – che a breve farà i conti con le piogge e la neve, non ha ottenuto i risultati sperati di Kiev e dai suoi alleati in Occidente. Il quotidiano economico se ne occupa in un lungo approfondimento in prima pagina, “Le dure lezioni dell’offensiva estiva”: cita lo stesso presidente Zelensky che lo scorso fine settimana, in una conferenza a Kiev, ha dovuto riconoscere la crisi. “Sì, le persone tendono a volere risultati immediatamente. È comprensibile, ma non siamo in un film in cui tutto accade in un’ora e mezza”. Insomma, chiosa il giornale, “l’idea che le forze ucraine, prive di copertura aerea, avrebbero sfondato le linee russe è sempre stata più una trama da film hollywoodiano che una realtà”.
Kiev e Washington si devono preparare a una guerra prolungata e di attrito, senza grandi possibilità di sfondamento del fronte russo, mentre “alcuni funzionari delle capitali occidentali rimpiangono che Kiev non abbia sfruttato l’opportunità offerta dai depositi di armi occidentali e dal possibile sostegno politico di alto livello”. Mentre gli ucraini rispondono che “le forze americane stesse non hanno mai condotto operazioni su campi di battaglia come quello dell’Ucraina, senza superiorità aerea, contro un esercito delle dimensioni e della qualità di quello russo e contro alcune delle sue tecnologie militari più avanzate”.
CON LE PIOGGE IL TERRENO DI BATTAGLIA SARA’ IMPRATICABILE
Poi c’è il fattore tempo, in mesi e clima: gli americani sostengono ci siano solo da uno a sei mesi prima che le piogge rendano il terreno di battaglia impraticabile, irritando gli ucraini che conoscono il territorio e sostengono che il fronte meridionale, quello da sfondare, è relativamente asciutto anche in inverno. Frizioni sulla strategia adottata, e quella da adottare. Che passa, inutile girarci intorno, dalla disponibilità di risorse. Cioè dal livello e dalla durata del supporto occidentale, imprescindibile anche ora che Kiev, consapevole del rischio di saturazione, fa di tutto per auto-produrre il necessario. Lo scenario realistico ora è una guerra di logoramento, anche per limitare le perdite umane: indebolire le postazioni e le linee di rifornimento russe con attacchi di artiglieria e incursioni di droni, e poi avanzare con assalti di unità agili di fanteria. Strategia di buon senso, date le circostanze, ma che non può portare al crollo dell’armata russa: se è così, quanto può durare?
“L’UCRAINA E GLI ALLEATI IMPARINO LA LEZIONE DAGLI ERRORI”
In un rapporto sulla controffensiva citato dal Financial Times, gli analisti militari Michael Kofman e Rob Lee scrivono che “è imperativo che l’Ucraina tragga lezioni dalla sua controffensiva in modo da poter continuare a respingere le forze russe lungo una linea del fronte di 1.000 km, probabilmente ben oltre il prossimo anno”. Ma sostengono anche che “gli alleati di Kiev devono riconoscere le carenze nella formazione e nell’equipaggiamento delle forze ucraine che hanno contribuito al progresso deludente”. Kiev e Washington dissentono anche: sulla formazione delle truppe ucraine da parte degli specialisti alleati, che gli ucraini accusano di mandarli a morire con consigli scollegati dalla realtà del territorio; sulla pianificazione della linea di comando; sulla distribuzione delle truppe migliori, che Kiev, contro il parere Usa, negli ultimi mesi ha sacrificato sul fronte nord-orientale invece di concentrarle nel tentativo per ora fallito di sfondamento a sud. Tutto mentre il campo russo fra progressi: pur molto gerarchico, meno reattivo e minato da corruzione e pressioni politiche, l’esercito di Mosca si sta adattando e ha il tempo dalla sua parte, visti i numeri del reclutamento e il fatto che un eventuale dissenso politico verrebbe comunque represso prima di portare a un cambio di regime.
PUTIN A SORPRESA: LA RUSSIA NON HA MAI RIFIUTATO NEGOZIATI CON L’UCRAINA
Intanto un po’ a sorpresa ieri Vladimir Putin ha affermato: “La Russia non ha mai rifiutato negoziati sull’Ucraina, se la controparte li vuole, che lo dica”. E ancora: “Il tango è una bella danza, ma gli ucraini non devono dimenticare come si balla l’hopak. Altrimenti balleranno sulla musica degli altri. E gli americani non sanno ballare il tango”.
A PRAGA DIECIMILA IN PIAZZA CONTRO IL GOVERNO E CONTRO IL SOSTEGNO MILITARE ALL’UCRAINA
Migliaia di sostenitori del movimento PRO si sono riuniti ieri a Praga per protestare contro il governo di centrodestra, criticando la sua gestione economica e il sostegno militare all’Ucraina. L’agenzia di stampa CTK ha stimato l’affluenza in circa 10.000 persone. Il leader del movimento, Jindrich Raichl, parlando dell’attuale governo ceco, ha detto: “Sono agenti di potenze straniere, persone che eseguono ordini, mere marionette. E non voglio più un governo fantoccio “. Ha inoltre ribadito che la Repubblica Ceca dovrebbe porre il veto a qualsiasi tentativo dell’Ucraina di unirsi alla NATO, e ha indicato le politiche nazionaliste dell’ungherese Viktor Orban come modello chiedendo un’alleanza dei paesi dell’Europa centrale per contrastare Bruxelles. Reichl ha infine espresso il proprio sostegno all’ex primo ministro slovacco Robert Fico, che ha adottato una posizione fermamente anti-occidentale in vista delle elezioni del 30 settembre. (Fonte: Reuters)