Sono tornati gli uomini-ragno. Questa volta però non sono i protagonisti dei fumetti tanto amati dai bambini, ma uomini (soprattutto giovani) in carne e ossa. Lavoratori spericolati che salgono da un piano all’altro, aggrappati a una fune come abili scalatori di una montagna. Parliamo dell’edilizia acrobatica, come si legge su alcuni panelli appoggiati sulla rete che solitamente circoscrive l’area interessata dai lavori, il più delle volte per la messa in sicurezza della facciata di uno stabile come la rimozione, per fare un solo esempio, dell’intonaco a rischio caduta.
La scena non è passata inosservata, anche se questi delicati lavori che comportano un margine di rischio, sono stati effettuati il pomeriggio presto in una strada di Bari, quindi in un orario in cui di solito non c’è molta gente in giro. Ma si trattava di una scena insolita, troppo ghiotta per passare inosservata. Ad alcuni passanti (pochi) è bastato rivolgere lo sguardo in alto per scorgere i due giovani lavoratori sospesi nell’aria. Ovviamente si tratta di un lavoro particolare, ch’è possibile svolgere solo dopo un periodo di severo e accurato addestramento. “Prima di iniziare a svolgere questo lavoro”, dice uno dei due operai, “abbiamo frequentato l’Accademia di Torino dove ci hanno insegnato la tecnica per rimanere appesi a una fune in piena sicurezza. Abbiamo con noi i dispositivi DPI (dispositivi di protezione individuale) che hanno la funzione di salvaguardare chi li indossa dai rischi per la salute e la sicurezza. Sistemi di protezione come dispositivo anticaduta, casco, elmetto da cantiere, autorespiratore e soprattutto i sistemi di imbracatura”.
L’importanza della concentrazione
Va da sé che per lavorare rimanendo appesi a una fune bisogna essere in buona salute e soprattutto essere dotati di caratteristiche psicologiche che non tutti hanno come sangue freddo e grande capacità di concentrazione. “Sì, proprio così. Inoltre bisogna avere la capacità di estraniarsi da tutto ciò che ci circonda anche perché spesso è necessario guardare in giù per comunicare col collega rimasto a terra a coordinare i lavori senza che questo provochi giramenti di testa”. Insomma, bisogna essere come acrobati.
E rieccoci tornati ai due “uomini-ragno che abbiamo visto in azione con abilità e naturalezza dei movimenti come se stessero lavorando sulla terra ferma e non sospesi nell’aria. Uno dei due, dopo aver “rimproverato” un signore che sul balcone di fronte allo stabile in cui lavorava stava facendo alcune foto col suo cellulare, come se stesse assistendo a un “numero” da circo, ha ammonito: “No, non si possono fare foto”. Era uno scherzo, ovviamente. Perché ci vuole ben altro per distrarre questi giovani acrobati. Poi, rivolgendo lo sguardo verso la strada ha esclamato: “Ma qui non siamo in via Sparano”. Il riferimento era a un piccolo capannello di “spettatori” che non hanno voluto perdersi lo spettacolo dal vivo e che potevano diventare motivo di disturbo (si fa per dire) per chi fa questo delicato mestiere (via Sparano è la via più “in”, il cosiddetto salotto di Bari, una strada dunque molto frequentata). Una esclamazione ovviamente più scherzosa che seria visto che questi giovani hanno dovuto anche imparare ad esorcizzare la paura.
Il vantaggio: niente ponteggi
Ma l’aspetto più importante è che l’edilizia acrobatica è una valida alternativa all’edilizia classica. “Sì – dice uno dei due giovani – con l’edilizia acrobatica si possono evitare ponteggi, pedane mobili e altro che chiudono i balconi e che rappresentano un fastidio per gli inquilini dello stabile interessati dai lavori. E poi, in questo modo si impiega più tempo: nel tempo che occorre per montare tutti questi ponteggi noi abbiamo già finito…”.
Ma l’aspetto da non sottovalutare è quello occupazionale. Come è noto il bonus 110 per cento (quello che ora il nuovo governo vuole smantellare proprio come si fa con un ponteggio), ha rimesso in moto il settore dell’edilizia. “Sì, è vero – esulta uno dei due giovani -: noi siamo qui proprio grazie al bonus”. Insomma, una tipologia di lavoro che prima era difficile vedere in una metropoli figlia della civiltà dei consumi, dominata da traffico, frastuoni dei clacson e tutti i rumori di contorno della vita frenetica di una città. Un lavoro che esalta soprattutto i giovani, sempre più discriminati dal punto di vista occupazionale. Giù il cappello a questi giovani lavoratori dotati di coraggio e tanta voglia di lavorare.
Uno dei due giovani impegnati nella messa in sicurezza di uno stabile “appeso” a una fune