“Oggi abbiamo adottato la raccomandazione al Consiglio di dare all’Ucraina una prospettiva europea e lo status di candidato all’ingresso nell’Unione”. Lo ha detto questa mattina la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen .
“L’Ucraina ha chiaramente dimostrato l’aspirazione e l’impegno del Paese di essere all’altezza degli standard europei. L’Ucraina è una democrazia parlamentare molto solida, che vanta un’amministrazione eccellente” ha aggiunto.
La presidente parla come se non sapesse come vanno le cose nella “democrazia parlamentare molto solida” con “standard europei”.
Non sembra essere esattamente così, se si va a guardare il trattamento riservato non solo a diversi blogger e oppositori, ma addirittura a numerosi partiti, talvolta molto rappresentativi, colpiti e perseguitati non solo dalle squadracce neonaziste che si muovono con assoluta libertà, ma dallo stesso governo Zelensky, che a fine marzo ha messo al bando 11 partiti e chiuso radio e televisioni, uniformando il tutto in un unico canale televisivo che – manco a dirlo – trasmette fedelmente la volontà del governo. Per non parlare poi dei battaglioni governativi composti da neonazisti e rappresentati da simbologie naziste. Una cosa sostanzialmente diversa dai reparti europei: da questa parte le convinzioni di certi soldati sono relegate nella loro sfera personale e non sono assunte come laggiù, e con tanto di simbologia ufficiale, nelle istituzioni dello Stato.
E ci sono pochi dubbi anche sul fatto che verrà approvata la proposta di legge, depositata a fine aprile nel Consiglio Supremo dell’Ucraina (il nome del parlamento ucraino), che proibisce ad una lunga lista di partiti di opposizione la possibilità di partecipare a qualsiasi competizione elettorale, da quella per la presidenza passando per le parlamentari, alle comunali e addirittura fino a quelle per i consigli di villaggio (https://itd.rada.gov.ua/billInfo/Bills/Card/39484).
Partito Socialista d’Ucraina, Unione delle Forze di Sinistra, Partito Comunista d’Ucraina, Partito dei “Socialisti”, Opposizione di Sinistra, Partito Socialdemocratico d’Ucraina (unito), Partito della Sharia, Partito “Our”, Partito delle Regioni, Derzhava, Vladimir Saldo Block, Blocco d’Opposizione, Piattaforma dell’Opposizione per la vita, Partito Socialista Progressista.
Dopo l’approvazione della legge nessuna di queste forze politiche e nessuno dei suoi rappresentanti,in buona parte già ora il legalizzati, potranno più candidarsi per un periodo di almeno 10 anni.
Si tratta di partiti politici, quasi tutti di sinistra, definiti sbrigativamente come “Partiti politici anti ucraini”.
E non basta nemmeno la scusa della guerra per giustificare tanta repressione: alcuni di loro hanno visto l’iter per l’illegalizzazione iniziare in tempi ben lontani, addirittura dal 2015.
Ma tra le misure repressive non ci sono solo quelle che colpiscono le opinioni politiche e la libera informazione. Infatti anche la confessione religiosa deve essere allineata o spazzata via. C’è anche un progetto di legge, già presentato al Consiglio Supremo dell’Ucraina, per vietare la Ukrainian Orthodox Church (UOC), la più grande organizzazione religiosa in Ucraina.
Per ora il presidente del parlamento Ruslan Stefanchuk, dello stesso partito di Zelensky, ha candidamente affermato che questo disegno di legge verrà discusso solo dopo la guerra, in quanto per ora potrebbe “ dividere la società”.
In attesa di formalizzare il suo scioglimento intanto le chiese dell’UOC sono state requisite dalle formazioni neonaziste e affidate alla Orthodox Church of Ukraine OCU, che sostiene le autorità.
Chi si oppone democraticamente a Zelensky, o chi semplicemente diverge dalla sua opinione, non è dunque un suo avversario, ma è considerato un nemico dell’Ucraina in quanto tale.
Un delirio dispotico di onnipotenza che ha alcuni precedenti nella storia. Se ne sono già visti altri, convinti di poter incarnare nella loro persona l’intera nazione e di poter perciò stesso avere il diritto di annientare i propri avversari in quanto “nemici della nazione”. Non sono finiti bene, né loro, né purtroppo la nazione che pretendevano di incarnare.
Ma ciò che in questo frangente preoccupa più di tutto è che nel passato i democratici hanno combattuto despoti e dittatori. A quanto pare però non sono cambiati solo i tempi, sono cambiati anche i cosiddetti democratici, se è vero come è vero che il diritto all’opposizione e alla libertà di pensiero non viene più difeso come fine a sé stesso, ma diviene di volta in volta merce di scambio per accettare o ostacolare l’entrata di alcuni Paesi nell’Unione Europea. E quelle stesse misure tiranniche che per uno sono chiamati crimini – come ad esempio, giustamente, per la Turchia – per l’altro divengono addirittura attestato di “democrazia solida”, “standard europei” e “amministrazione eccellente”.
Farebbero prima a tagliare corto e aggiungere tra le condizioni qualcosa come “Vengono accettati anche i Paesi governati da dittature, comunque costituitesi, purchè queste si dimostrino fedeli alleate contro il nemico dell’Est”
Negli ambienti atlantisti, del resto, non sarebbe chissà quale novità.
Pier Franco Devias