L’ANALISI/ Dal Golden Power al Decreto Aiuti, tutto quello che i politici non dicono (di Michela Pisu)

Nella seduta del 13 settembre 2022, il Senato ha licenziato in prima lettura il testo di conversione in legge del decreto Aiuti bis (D.L. n. 115/2022), recante misure urgenti in materia di energia, emergenza idrica, politiche sociali e industriali. Il testo ora passa alla Camera per l’approvazione definitiva. Eppure è un via libera fermo a metà strada perché i signori che abitano a palazzo Madama sono stati invitati a tornare martedì prossimo, per un’ulteriore rilettura, soprattutto alla voce tetto e salari dei dirigenti della pubblica amministrazione.

Infatti, come spesso accade, tra i mille emendamenti votati ad occhi chiusi, è passata la deroga al tetto di 240 mila euro per gli stipendi per i dirigenti della Pubblica amministrazione. La commissione Bilancio della Camera ha infatti approvato l’emendamento soppressivo dell’art. 41 bis del decreto Aiuti bis.

Draghi e Mattarella hanno convenuto sull’inappropriatezza di tale decisione. Soprattutto mentre agli italiani sono chieste numerose rinunce. L’articolo che l’esecutivo intende dunque abolire prevede un trattamento economico accessorio, anche in deroga al tetto di 240 mila euro previsti per i manager pubblici, per le figure apicali delle forze dell’ordine, delle forze armate e della Pubblica amministrazione. La politica lacrime e sangue, a quanto pare, non colpisce chi siede sugli scranni dorati. Il decreto è stato approvato a Montecitorio con una modifica rispetto a quello uscito da Palazzo Madama, dove dovrà tornare il 20 settembre in terza lettura per il varo definitivo.

Ma questa non è l’unica curvatura strategica che i signori di Palazzo hanno sottoscritto.

A quanto pare tra le postille firmate in piccolo vi è la decisione di legittimare il controllo e quindi la censura dei servizi segreti nei confronti degli italiani. In pratica, qualora un cittadino dovesse scrivere anche sul proprio profilo social, qualcosa che – sempre secondo il presidente del Consiglio e sodali – non è consone alle politiche patriotiche della moderna Oceania orwelliana, ci sarà un O’Brien pronto a bloccare le velleità in stile Goldstein. In verità questo controllo è già attivo, ma la nota a piè di pagina non fa altro che legittimare qualcosa che per antonomasia in un paese democratico e del libero pensiero, è illegittimo.

La sottotraccia è una politica oramai acclarata. Sarà per questo che il Dpcm n.133 del 1° agosto 2022, è stato subito visto come una minaccia leviatana?

In questi giorni infatti si è surriscaldata la questione dei cosiddetti poteri speciali al presidente del consiglio. Un Dpcm pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 1° agosto in cui si stabilisce (in base alla legge del 2012), che dal 24 settembre fino all’insediamento del nuovo esecutivo, il Governo Draghi avrà il compito di impedire, secondo le direttive della Golden Power (ossia la normativa in base alla quale il governo può dettare condizioni o porre il veto all’acquisto di partecipazioni in aziende strategiche da parte di società straniere), che le società attive nel settore della Difesa e partecipate dallo Stato possano essere cedute a soggetti stranieri. La norma, entrata in vigore nel 2012, aveva segnato il passaggio da un regime di golden share a un sistema di golden power ed è stata sottoposta nel tempo a numerosi interventi legislativi per ampliarne il raggio d’azione o delimitarne il perimetro. L’ultimo intervento in ordine di tempo è proprio quello del Dpcm n.133 del 1° agosto 2022.

Al grido siamo in dittatura molti hanno infatti risposto keep calm. Intanto è un Dpcm e non un Decreto legge anche se – va ricordato – il Conte Bis ha mostrato l’efficacia psicologica di questi atti amministrativi. Inoltre, almeno una parte degli italiani, si è abituata a dormire con un occhio chiuso e l’altro aperto: due anni e mezzo di restrizioni e ostracismi hanno creato un grado di allerta simile a quella dei lupi, che riposano solo il 30 per cento del loro tempo.

Sottotraccia anche la questione dei decessi post vaccino covid. Indiscrezioni asseriscono che dopo la campagna vaccinale di massa i decessi under 50 sono aumentati del 22 per cento rispetto agli anni passati. «Della mortalità over 50 è difficile invece fare statistica perché tanto vengono catalogati come decessi dovuti a cause naturali o per patologie varie».

Sottotraccia anche la scelta di Giuliano Amato di dimettersi dalla carica di presidente della Corte Costituzionale (il cui mandato terminerà il 18 settembre). La sfera di cristallo anticipa che dopo i tre mesi di governo Meloni, la crisi climatica ed energetica porterà ad un cambio di capo dell’esecutivo. E chi meglio dell’ex ministro degli Interni potrebbe fare da collante politico per il necessario governo di coalizione?

Plateali invece le politiche gender e la creazione di nuovi e infiniti generi. Ma anche in questa comunicazione vi sono dei rivoli nascosti.

«Nell’antichità si aveva la retorica, nell’Occidente si ha il giornalismo e, invero, al servigio di quella cosa astratta che rappresenta la potenza della civilizzazione, il danaro».

Quando Oswald Spengler scrisse Il Tramonto dell’Occidente nel 1918, mai si sarebbe aspettato quanto profetiche fossero le sue parole. La società occidentale, era per il filosofo tedesco, di tipo faustiano, perché tendeva alla modifica del mondo attraverso la sua continua trasformazione senza alcuna quiete. La decadenza di cui parla Spengler non è altro che un prodigioso e paziente lavoro di distruzione dei valori e della cultura tanto che oggi, gli ideal tipo weberiani dentro i quali siamo cresciuti anche come civiltà, smettono di avere un senso se non nell’attuazione del loro sovvertimento. Così i significati di uguaglianza e libertà diventano sinonimi di alienazione da ogni forma identitaria e messa in discussione non di ciò che è bene o male, semmai di ciò che deve essere diverso non come altro da me, ma come migliore di me.  Ecco dunque che l’aiuto della neolingua aiuta a distruggere l’ovvietà biologica dei due generi, trasformando le identità di ognuno di noi in bipolari assiomi che di democratico non hanno proprio nulla.

Non più avvocatessa ma avvocata, non più professoressa ma professora, non più dottoressa ma dottora. Mi chiedo se lo psichiatra (ovviamente se inteso in senso maschile) dovrà essere chiamato psichiatro, o i nomi promiscui di animali dovranno curvare in differenziazioni specifiche: la balena? Il baleno; il coniglio? La coniglia; la rana? Il rano e via di seguito. Ma gli animali non sono tenuti a specificare le loro preferenze di genere e/o sessuali: loro semplicemente vivono. L’uomo invece è un animale sociale che sembra avere bisogno di categorizzarsi e più le politiche fingono di voler eliminare le etichette, più creano divisioni e schizofrenie che non aiutano né al senso identitario – quello vero e non amplificato dalle mode – e ancor meno ad una sana osservazione democratica dei costumi.

Nella democraticisssima America, agli scienziati e ai biologi che sostengono che in natura i generi siano due, maschile e femminile, vengono tolti i fondi per la ricerca. Perché la verità evidente oggi non è più di moda, ma non tutti sono disposti a dire che due più due fa cinque, quindi è necessario dare loro un aiuto di tipo ricattatorio. Il problema – si badi – non è l’accettazione delle diverse identità sentite e percepite (francamente credo che oggi questo sia un falso problema, visto che tutti noi abbiamo amici e parenti omosessuali o transessuali e non mi pare che questo crei ne imbarazzo e ancor meno discriminazione), la questione è dove si vuole andare a parare educando alla fluidità di genere, laddove avere ben chiare le differenze aiutano anche a comprendere chi siamo e chi vogliamo essere. La questione non è Peppa Pig e le due mamme o i due papà o i tre nonni, semmai il tentativo di sdoganare come normalità ogni forma di devianza.

Nella documentazione anagrafica (sempre in alcuni Stati americani) alla voce genere, vi sono ben 64 possibilità, e siccome uno potrebbe sentirsi fuori da queste 64 opzioni, vi è anche la sessantacinquesima voce altro.

Nel dichiarare che tutto è lecito si aprono molteplici scenari a dir poco pericolosi. In una società in cui sono stati messi sotto accusa film come Via col vento o Grease, solo perché ritenuti politicamente scorretti, appare chiaro che vi sono imposizioni che decidono cosa sia lecito e cosa no. E se Mami, donna di colore, all’epoca della guerra di Secessione americana non poteva rappresentare le moderne Oprah Winfrey; così come Danny, brillantinato degli anni ’50, non poteva che cantare Summer Nights, non è difficile comprendere che i contesti storici non possono essere edulcorati da una politica fintamente attenta alle uguaglianze. Altro è legittimare le malattie mentali che richiedono attenzioni e cure: nelle 64/ 65 identità di genere, ci sarà qualcuna che non risponde ai canoni scientifici della salute mentale.

Nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali , tra le parafilie vi sono (oltre quelle più conosciute quali la pedofilia, necrofilia e coprofagia), la dendrofilia, la biastofilia, antropofagolagnia, furniphilia, la zoofilia e tante altre. Fermo restando che se uno trova eccitante vestirsi da abat-jour e creare un’illuminazione testicolare, personalmente non mi crea alcuna tensione emotiva, salvo poi che queste sue pulsioni le gestisca a casa sua; stupro, assassinio e cannibalismo sono sinonimo di devianza criminale. Per quanto riguarda poi la dendrologia e la zoofilia, bisognerebbe chiedere agli alberi e agli animali se sono consenzienti. Se non lo sono stiamo parlando ancora una volta di violenza.

La sottotraccia è volerci senza alcuna identità fingendo di creare nuove identità, ma «se riesci a sentire fino in fondo che vale la pena conservare la propria condizione di esseri umani anche quando non ne sortisce alcun effetto pratico, sei riuscito a sconfiggerli».

Michela Pisu

(Fonte: www.tgcom24.mediaset.it/; www.lindipendente.online)

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