Sessant’anni, la boxe e la musica che si fondo in una sola cosa e diventano ispirazione, parole e note. Questo è Marco Massa, cantautore milanese senza fronzoli, in questi giorni fuori con “Boxeador”.
Marco, raccontaci di te…
Eccomi. Sono Marco Massa, nasco a Milano il 5 marzo 1963. Nel 1997 pubblico il suo primo EP, “Come Un Tuareg”, e due anni dopo, nel 1999, vinco il premio “Città di Recanati”, ora Musicultura, per la canzone “Come Un Tuareg”. Nel 2009 pubblico “Nelle Migliori Famiglie”, il primo album in cui tratto temi quali la famiglia, l’amicizia e la paternità, mentre con “Io Sono Freak”, secondo album in studio pubblicato nel 2011, sposto l’attenzione su tematiche sociali.
Il secondo brano dell’Ep. Scritto nel 1990 “A voi che siete buoni” e arrangiato con Marco Grasso, è un’intima lettera a un amico musicista con problemi di dipendenza dalla droga. La canzone esorta a riflettere prima di farsi accecare da un giudizio affrettato, poiché spesso chi si rifugia nella droga lo fa per evadere da un mondo troppo faticoso, che non permette di essere fragili. L’Ep si chiude con il brano “Boxeador”, scritto in italiano nel 2002 e tradotto in spagnolo nel 2019 da Geronimo Labrada.
E’ il tuo brano registrato all’Avana?
Sì, la canzone parla della boxe come rivincita, riscatto ma soprattutto metafora di vita. Allenarsi con costanza per acquisire la forza fisica e mentale necessaria a sopportare i colpi che inevitabilmente continuano ad arrivare, imparando a sganciarsi dalle corde del ring in cui l’avversario ti costringe.
Chi ti ha ispirato nella tua carriera? A che età hai cominciato a far musica?
La prima canzone lo scritta a 14 anni per una ragazza, “I giorni che non ci sei”. E’ presente nell’album “Io Sono Freak” pubblicato nel 2011. Nella mia formazione di artista mi sono ispirato a musicisti nord europei ed americani come Jan Bang e Jon Hassee. Non solo: anche artisti italiani come Fabrizio De Andrè, Gino Paoli, Tenco, Pino Daniele.
Che ruolo ha la musica nella tua vita?
La mia vita è musica. Grazie alla forza che mi ha dato la mia famiglia a 38 anni ho lasciato il lavoro per dedicarmi completamente alla musica.
Consiglieresti a un ragazzo la strada della musica?
Si, certo. Ma dedicando anima e corpo. Consiglio di studiare tanto, restando sempre umili, al di la del successo. Perché il successo viene da sè.
Francesco Ferrara