Mentre lo scandalo legato alle coop dell’accoglienza in mano alla famiglia del deputato Aboubaka Soumahoro si allarga, a Napoli viene impedita con la forza la proiezione del docufilm “L’Urlo” di Michelangelo Severgnini. La pellicola mostra il volto della crisi libica, tra schiavisti e mafiosi del petrolio, tagliagole al soldo dell’Occidente e ONG complici del traffico di esseri umani.
Il regista del film e giornalista indipendente non nuovo con le pellicole di denuncia, era stato invitato al “Festival dei diritti umani” il 25 novembre scorso dal direttore del festival Maurizio Del Bufalo. E nonostante Severgnini avesse avvertito Del Bufalo sulla presenza nel video di testimonianze compromettenti nei confronti delle ONG, il direttore ha garantito che vi sarebbe stata la possibilità di un dialogo aperto.
Invece, dopo soli 20 minuti dall’inizio del docufilm, la proiezione è stata interrotta dall’arrivo di alcuni attivisti delle ONG, che hanno protestato a gran voce. Il clima è diventato incandescente quando a un certo punto della pellicola uno dei migranti racconta un fatto nuovo per molti italiani: secondo questa testimonianza molti dei detenuti in Libia desiderano tornare a casa ma vengano spinti verso il Mediterraneo in braccio alle ONG. Quando poi è spuntato fuori il nome della Open Society dalla bocca di Daniel Korbaria è scoppiato un putiferio.
Tra insulti e accuse, la proiezione non ha potuto andare avanti. Padre Alex Zanotelli ha avallato la censura ai danni di Michelangelo Severgnini, mentre il direttore Maurizio Del Bufalo si è affrettato a fare dietrofront, scusandosi coi presenti per i contenuti del docufilm. A Severgnini non è restato che andarsene, lasciando una sala che schiumava di rabbia.