Fedeli numerosi per la processione dell’Urna del Cristo Morto per le vie di Montelepre che ha avuto luogo, anche quest’anno, il Venerdì pomeriggio e per l’intera serata, con inizio a seguire la seconda

giornata del Triduo Pasquale avuto luogo in Chiesa Madre e che ha celebrato, non l’Eucarestia, bensì la Liturgia della Parola sulla Passione del Signore con l’adorazione della Croce e il bacio del Crocifisso. La predetta funzione è stata officiata alla presenza di alcuni cavalieri del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, tra questi il cavaliere di merito con placca prof. Antonio Fundarò e dei cavalieri di merito prof. Vincenzo Bussa e dott. Antonino Patti.
La processione ha portato in spalla l’Urna del Cristo Morto, grazie ad una folta schiera di “galantuomini”. L’urna è stata seguita dalla “vara” con il bellissimo simulacro della “Madonna Addolorata”, avvolta – come scrive mons. Santino Tamburello, parroco della Parrocchia di Santa Rosalia in Montelepre – da un manto nero e portata, anch’essa, in spalle dal ceto delle “Maestranze”.
I “Galantuomini” hanno portato in pellegrinaggio, tra le chiese della città, l’antica statua posta in un’urna di vetro del XVIII secolo, addobbata con rose e garofani rossi, argenti e pietre preziose. La partenza dalla cappella dedicata proprio all’Urna del Cristo Morto che dista solo pochi metri dalla chiesa madre, nel cui abside della cappella laterale sinistra, è custodita, durante tutto l’anno, la statua del Cristo Morto, venerata ed adorata, dai tanti fedeli che, ad essa si rivolgono, nei momenti più tristi della loro vita.
Sin dal 25 Dicembre 1833, data della costituzione dell’omonima congregazione, oggi presieduta con impeccabile maestria ed insolita cura dei particolari, dal dott. Salvatore Biondo, anch’egli cavalieri di merito del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, la stessa è formata da monteleprini che si distinguono «dalle maestranze per status culturale e sociale» scrive mons. Santino Tamburello in “La Settimana Santa e la Processione dei Misteri a Montelepre.
Solo loro, rappresentando l’alta borghesia del paese, avevano ed hanno ancora il privilegio di portare il peso del Sacrificio di Gesù. La composizione del feretro e l’allestimento dell’urna è stata curata proprio da questi uomini che poi, a turno, hanno retto il cristo nella teca in vetro per questi interminabili quattro chilometri e per il tempo necessario a far visita a tutte le chiese parrocchiali, e non solo, della città. Una visita di Cristo alle varie comunità, simbolo visibile della sua onnipresenza ed onnipotenza.
Formatasi con il proposito di curare i sentimenti di pietà, secondo i propositi dichiarati nella regolamentazione che disciplina tutti i confrati, la confraternita scelse l’immagine sacra del Cristo morto per celebrare il culto che maggiormente si ispirasse a questo doloroso momento del Venerdì Santo.
La congregazione, che conta, ancora oggi, numerosi confrati, molti giovani, per fortuna, anticamente era composta da categorie ben definite ed individuate della società.
L’evoluzione nel tempo ha consentito anche a fedeli di altre e diverse condizioni sociali di entrare a far parte della confraternita, ma in tutti è vivo il profondo attaccamento e la devozione, ampiamente manifestato il giorno della solenne processione, la quale, pur avendo nel frattempo mutato la progenie e le consuetudini, rimane fedele allo spirito della fondazione. E per questo, un grazie particolare, i monteleprini lo devono al suo presidente Salvatore Biondo, medaglia di benemerenza dell’Ordine costantiniano di San Giorgio che, sacrificando se stesso e, spesso, i suoi tanti ed importanti impegni di lavoro, è riuscito e riesce a tenere vivo e forte questo sentimento di devozione al Cristo Morto.
Il feretro è stato seguito, come già detto, dal simulacro della Madonna Addolorata, imponente statua lignea del XVIII secolo, che circondata da un pregevole manto nero è stata portata a spalla dal ceto delle maestranze, rigidamente in abito scuro. Mentre la Banda Musicale Amadeus di Montelepre ha eseguito commoventi marce funebri, migliaia di fedeli, anche a piedi scalzi, hanno accompagnato la Processione in religioso silenzio sino al suo epilogo: il Cristo Morto spogliato del suo corredo in oro e delle pietre preziose, è avvolto nel lenzuolo, quasi a riecheggiare la Sacra Sindone, scortato da due cavalieri dell’ordine costantiniano di San Giorgio e dai carabinieri in alta uniforme, tra le lacrime copiose dei fedeli, è stato riposto nella teca, sotto l’altare, posto nell’abside della navata laterale sinistra.
Il presidente della Congregazione dei Galantuomini Salvatore Biondo, a completamento di un cerimoniale sacro che dura ormai da secoli, dopo aver fatto rientro nella Cappella, ha distribuito, in segno di riconoscimento, ai cavalieri presenti, ai tanti confranti e ai fedeli, le rose ed i garofani rossi che numerosissime costituivano il manto ove il Cristo Morto era stato adagiato.
Si conclude, così, un rito sacro, unico nel suo genere in Sicilia, che, anche quest’anno, è stato affidato alle mani sapienti di uomini come Salvatore Biondo, a cui si deve il merito di non lasciar tramontare una così importante rievocazione storica ed il pregio di tenere, in così alto grado, un momento tanto commovente e triste, della cristianità tutta e di ciascun credente.