Mare, sole e pochi soldi. Italiani alle Canarie, il mito è un po’ in crisi

Con la valigia una certa confidenza l’avevano già: giravano per l’Europa da una mostra all’altra, per lavoro. E ogni tanto facevano tappa a Tenerife, magari a dicembre quando in Italia è inverno e invece lì si gira con le ciabatte da una spiaggia all’altra. Poi la decisione: andarsene dall’Italia. “L’abbiamo finita stabilmente alle Canarie, per una questione di clima e non solo. Prima in vacanza e poi trasferiti sul serio”.
Bina Bianchini e Franco Leonardi magari non vi dicono nulla. Ma solo se non siete ancora andati a Tenerife, perché nell’isola più grande e più importante delle sette questi coniugi sono il riferimento più solido della vasta comunità degli italiani. Gli ambasciatori, praticamente. Da dieci anni e più editano un mensile che si chiama “Leggo Tenerife” e viaggia a quattromila copie cartacee e 60 mila followers sui social. Non parli bene lo spagnolo? Non c’è problema: le news delle Canarie le trovi sul giornale e soprattutto sui loro social, con aggiornamenti continui. “Viviamo dai guadagni della pubblicità, non è mai semplice in questo settore ma grazie a Dio ce la facciamo”.
Non è poco per una comunità di italiani che cresce sempre di più, complice la crisi che attraversa come un solco il Paese. All’anagrafe dell’Aire sono 25 mila i cittadini provenienti dallo Stivale ma in realtà gli italiani residenti nelle Canarie sono più di 50 mila. Numeri importanti, che anche il ministero degli Esteri e il fisco tengono sotto osservazione. “Però non è più come prima, c’è sempre meno spazio per la poesia e la fantasia”, dice Bina con un simpatico accento veneto che lo spagnolo non ha intaccato. “Sino a qualche anno fa bastavano poco più di mille euro al mese per vivere. Oggi sotto i duemila non è possibile: gli affitti cominciano a costare, soprattutto per le case che non sono all’interno. Il sogno dei pensionati si sta molto assottigliando e per quanto riguarda i giovani pochissimi ce la fanno: la maggior parte di quelli che vengono qui pensando di fare fortuna lavora come camerieri nella ristorazione o negli hotel. Pochissimi riescono ad aprire un’attività in proprio e a guadagnare in modo decente”. E non è tutto: il posto fisso non esiste, i contratti sono stagionali oppure a sei mesi. E quando finiscono tutti a casa.
Crollo di un mito, appunto. Le Canarie e in particolare Fuerte Ventura e Tenerife, che da sola conta un milione di abitanti, non sono il paradiso perduto da riconquistare. Però tirano sempre perché tira l’idea di vivere all’aria aperta con poco e con pochi vestiti addosso.

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