Sardegna, domani nuova marcia per il diritto alla salute in Barbagia Mandrolisai

Partirà sabato 21 maggio dal paese di Meana, la tredicesima marcia di sensibilizzazione e di lotta per una giusta sanità pubblica nel cuore della Sardegna.

Organizzata dal movimento SOS Barbagia Mandrolisai in collaborazione con AISM Nuoro  (Associazione Italiana Sclerosi Multipla) la marcia ha inizio alle ore 9 del mattino nella piazza principale di Meana per poi proseguire verso il paese di Atzara, distante una decina di chilometri.

Nelle Barbagie di Belvì e del Mandrolisai, le due storiche regioni montane alle pendici del Gennargentu, i vari servizi sanitari del territorio e in particolare quelli che vengono erogati dall’ospedale San Camillo di Sorgono sono stati, lungo l’arco di un trentennio, o eliminati del tutto in favore di ospedali più grandi come il San Francesco di Nuoro, o indeboliti nell’organico sia medico che amministrativo, sino a renderli insufficienti e inadeguati.

L’ospedale di Sorgono che serve circa 15mila persone, di cui molte in età avanzata, rappresenta uno di quei presidi sanitari situati in aree considerate geograficamente e meteorologicamente ostili o disagiate, essendo sito in ambiente montano con collegamenti di rete viaria complessi e conseguente dilatazione dei tempi di spostamento.
Un tipo di presidio che per queste caratteristiche dovrebbe essere tutelato sia dalle attuali leggi italiane (Decreto Ministeriale 70) che dalle riforme sanitarie volute sia dalla Giunta regionale precedente che da quella attuale guidata da Cristian Solinas.

In un presidio come quello del Mandrolisai le leggi (e quindi le riforme) prevedono la presenza di elisoccorso e di elisuperfici dedicate, e secondo il decreto ministeriale 70, della dotazione di un reparto di 20 posti letto di medicina generale con un proprio organico di medici e infermieri, una chirurgia elettiva ridotta che effettua interventi in giornata, senza pernottamento, o eventualmente in ricoveri settimanali con la possibilità di appoggio nei letti di medicina per i casi che non possono essere dimessi in giornata. Inoltre si prevede la presenza di un pronto soccorso presidiato da un organico medico dedicato all’Emergenza-Urgenza, nonché la presenza di una emoteca. Il personale verrebbe assicurato a rotazione dall’ospedale principale (detto hub) o territoriale (detto spoke) più vicino.

Questo ciò che prevedono le leggi e le riforme regionali sanitarie attuali ma ad oggi nulla di concreto si vede all’orizzonte.

Nell’attuale riforma voluta dall’assessore alla Sanità Mario Nieddu si è voluto ridare credito e potere alle varie Asl più decentrate come quella del Mandrolisai, assegnando ad esse un proprio direttore generale, per una maggiore autonomia ed efficienza.

Ma i rappresentanti politici annunciano progetti che poi non concretizzano. Un annoso gioco della strategia politica che in ambito sanitario non solo sta rallentando da un decennio le decantate riforme, ma sta inficiando la realizzazione di un serio servizio sanitario così che gli intenti continuano a rimanere tali.
Ad oggi non risultano indetti nemmeno i bandi per i concorsi per il nuovo reclutamento di personale medico disposto a lavorare in un ospedale montano come il San Camillo.

In tutto questo i cittadini e le cittadine della Barbagia di Belvì e del Mandrolisai si sono organizzati negli ultimi anni in un movimento di lotta e di sensibilizzazione: non solo non si arrendono, ma manifestano costantemente con delle marcie e riunioni territoriali mensili,  un presidio giornaliero,  tavoli tecnici condivisi per  supportare  ed indirizzare il lavoro del direttore sanitario. Un lavoro portato avanti con costanza, che vuole ricordare all’assessore e ai vari rappresentanti politici eletti al Parlamento sardo che devono occuparsi con serietà dei territori più fragili della loro terra.

La salute è un diritto. Ma per molti luoghi della Sardegna continua a rimanere un diritto negato.

 

Ornella Demuru

(Foto, pagina Facebook

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