Referendum per la pace, Anas Marche dice no all’invio di armi ai paesi in guerra

A.N.A.S. Marche partecipa attivamente alla campagna referendaria contro l’invio delle armi in Ucraina: nei banchetti allestiti e nelle iniziative locali sarà possibile firmare per sostenere i quesiti abrogativi.

E’ Iniziata il 22 aprile la raccolta firme per il referendum abrogativo contro l’invio, da parte dell’Italia, di armi e di materiale militare ai paesi in guerra. I comitati che hanno lanciato la campagna referendaria sono due: Ripudia la guerra e Generazioni future, come due sono i quesiti proposti. Il primo, chiede di abrogare il decreto che consente l’invio di armi in Ucraina per tutto il 2023. Il secondo, invece, vuole togliere al Governo il potere di derogare il divieto di esportazioni di armi in teatri di guerra attraverso la semplice informativa al Parlamento.

Per presentare ufficialmente il referendum, i comitati promotori devono comunicare i quesiti alla Corte di Cassazione, che saranno poi pubblicati in Gazzetta ufficiale. Dalla pubblicazione si hanno 90 giorni per raccogliere 500 mila firme. Scaduto questo termine la Corte di Cassazione dovrà verificare la conformità della richiesta abrogativa alle norme vigenti e la Corte Costituzionale deve valutare l’ammissibilità dei quesiti. Quindi, il Presidente della Repubblica, «ricevuta comunicazione della sentenza della Corte costituzionale» e «su deliberazione del Consiglio dei ministri», indice il referendum, fissando la data di convocazione degli elettori. Per poter essere valido il referendum deve raggiungere il cosiddetto “quorum”, ossia la partecipazione al voto di almeno il 50 per cento più uno degli aventi diritto.

Il referendum oggi è una scelta necessaria di fronte alla situazione attuale che vede l’Italia compromessa in una posizione di cobelligeranza, contraria all’interesse nazionale e che contribuisce a fare del popolo ucraino il capro espiatorio di un conflitto tra contrapposte logiche imperialiste.

Spesso il pensiero comune tende, se non a legittimare, almeno ad accettare la guerra come un evento ineluttabile, “tanto sono sempre esistite” è la frase che spesso, con tolleranza e rinuncia, viene pronunciata da troppe persone. Se anche questo è vero, non dobbiamo tuttavia credere che il ricorso alla violenza sia inevitabile, né ci si deve rassegnare all’idea che non possa esistere un mondo senza guerre. I conflitti armati che hanno segnato il nostro passato non devono necessariamente tracciarne il futuro.

Per questo motivo è importante sensibilizzare l’opinione pubblica che rifiutare la guerra, abolendo l’invio di armi, è una necessità urgente e un obiettivo realizzabile.

Non esistono “guerre giuste” indipendentemente da chi combatte contro chi o per quale ragione, esse vanno considerate sempre inaccettabili, dato che significano solo morti, distruzioni e devastazioni. Non è importante il colore della divisa o della bandiera, ma il fatto che siamo tutti esseri umani con ugual dignità e diritti. Un’umanità che va riscoperta e rivalutata oltre ogni logica del potere e del denaro.

La tragedia delle vittime è la sola verità alla quale dobbiamo prestare attenzione. L’unico modo per risolvere il conflitto in atto è quello della mediazione, dell’ascolto e del confronto: è sempre possibile sedersi al tavolo delle trattive.

Bisogna percorrere la strada della risoluzione pacifica perché lo spargimento di sangue non è mai stato e mai lo sarà, un mezzo valido per sanare i conflitti umani.

Usando le parole di Albert Einstein “La guerra non si può umanizzare, si può solo abolire”: invitiamo a firmare tutte le persone che credono che la via della pace non può essere percorsa attraverso l’invio delle armi.

Si può firmare il modulo ai Tavoli degli Attivisti, negli Uffici dei comuni di residenza, negli Studi legali e di notai aderenti all’iniziativa e online nel sito https://raccoltafirme.cloud/app/

Alessandra Perugini

Related posts