Adulti e minori: le comunità di salute mentale sparse in Sardegna non riescono ad andare avanti e chiedono un aiuto immediato alla Regione. A cominciare dal Consiglio regionale, dove questa mattina i rappresentanti di questo settore delicato dei servizi alla persona sono stati ricevuti in audizione dalla commissione Sanità presieduta da Nico Mundula.
Alessandro Poddesu (Mito e realtà) ha denunciato “il grande problema della mancanza di personale specializzato, soprattutto medici psichiatri e infermieri” e ha chiesto alla commissione il sostegno per “aprire un tavolo di confronto con l’assessorato alla Sanità”. L’obiettivo è rivedere le tariffe corrisposte per il servizio ma anche valutare l’impiego di altre figure professionali, meno costose degli infermieri ma più reperibili sul mercato del lavoro “senza abbassare il livello qualitativo delle prestazioni”.
I rappresentanti delle organizzazioni hanno chiesto anche l’istituzione di una Consulta. Giancarlo Mameli (Ainnanti srl) ha segnalato l’importanza per la coesione sociale della Sardegna “delle piccole comunità di salute mentale che insistono nei territori come la Marmilla” e ha aggiunto: “Senza di noi gran parte dei nostri pazienti sarebbe già fuori dalla Sardegna, con grandi disagi per le famiglie”. Per Legacoop servizi della Sardegna il numero uno Andrea Piano ha ribadito “la grande difficoltà che anche questo settore sta pagando nella ricerca di professionisti, che non si trovano più. Già nel 2018 avevano evidenziato alla Regione che non fosse congruo il rapporto tra gli standard qualitativi richiesti, che impongono un elevato carico di personale qualificato, e le tariffe per il servizio erogato”.
Al termine dell’audizione (alla quale hanno partecipato Mito&Realtà Comunità INUS, Lega Cooperative Sardegna e ConfCooperative Sardegna) il presidente Mundula, d’intesa con i commissari, ha comunicato che la commissione invierà una lettera all’assessore alla Sanità segnalando le criticità emerse.
Per saperne di più
Attualmente in Sardegna l’accreditamento regionale della strutture di comunità terapeutiche per minori e adulti sono regolamentate dalle seguenti delibere: Delib.G.R. n. 64/22 del 28.12.2018; Delib.G.R. n.
64/11, che sono state predisposte velocemente, poco prima della conclusione della legislatura dalla precedente Giunta, sotto la guida e su impulso del Direttore Generale dell’ Assessorato.
Entrambe le delibere hanno come scopo quello di recepire le direttive nazionali sulla salute mentale e regolamentare gli standard organizzativi delle strutture residenziali che si occupano di
disagio psichico.
Le delibere definiscono tre livelli di cura (SRP1, SRP2, SRP3 e comunità integrate)
• cure a carattere Intensivo (SRP1);
• cure a carattere Estensivo (SRP2);
• Strutture residenziali psichiatriche per interventi socio-riabilitativi dette di bassa intensità
(SRP3).
Il tutto in linea con la Delib.G.R. n. 53/8 del 29.12.2014, con gli accordi Stato-Regione Rep. Atti n. 106 del 17.10.2013 e n. 138 del 13.11.2014, relative alle tipologie di strutture e posti letto e la
Delib.G.R. n. 66/22 del 23.12.2015 quest’ultima riguardante la Programmazione nel settore della Salute mentale per l’anno 2016, definizione del percorso per il raggiungimento degli obiettivi di
programmazione di cui alla Delib. G.R. 53/8 del 29.12.2014. (Fabbisogno riguardante annualità 20015-2016)
Le schede di accreditamento allegate alle delibere del 2018, prevedono da un lato requisiti organizzativi e strutturali di gran lunga superiori a quelli precedenti, dall’altro un sistema tariffario inferiore.
I requisiti sono stati elaborati senza consultare gli operatori che da anni lavorano sul territorio regionale con una utenza molto complessa da gestire e non tengono conto del contesto
territoriale e del mercato del lavoro. In particolare gli standard relativi alle figure professionali prevedono figure come infermieri, terapisti della riabilitazione psichiatrica e educatori socio-
sanitari, neuropsichiatri e psichiatri attualmente inesistenti sul mercato del lavoro regionale in quanto le scuole di formazione non sono sufficienti a coprire tutto il fabbisogno.
Tali requisiti hanno creato difficoltà sia da un punto di vista organizzativo che gestionale/economico e hanno condizionato la possibilità di dare una risposta al fabbisogno di residenzialità
compromettendo e di fatto riducendo la apertura di nuove strutture oppure gravando su quelle già operanti sul territorio regionale.
Le strutture già accreditate, per ottemperare a tutte le esigenze strutturali e organizzative, si sono ritrovate ad affrontare dei costi fissi e gestionali che la pandemia ha ulteriormente aggravato.
Le delibere sopra indicate, a causa dei nuovi requisiti hanno portato ad una quasi mancanza di strutture sull’alta intensità: le poche che vi sono non riescono a sopperire alla forte richiesta dei
servizi territoriali. I Servizi Territoriali Invianti (CSM e UOMPIA) Per rispondere al bisogno di residenzialità dei Pazienti e delle loro famiglie ricorrono all’inserimento in strutture non idonee ad
accogliere i bisogni specifici ad alta intensità. Spesso gli stessi servizi psichiatrici territoriali ricorrono all’inserimento del Pazienti in Strutture fuori Regione con costi sul bilancio del servizio
molto più elevati (le rete giornaliere di inserimento di un paziente in strutture extra regione sono mediamente più costose), ma soprattutto l’uso di strutture extra regione diminuisce le opportunità di sviluppo di servizi regionali e posti di lavoro locali.
E’ necessario sottolineare che il fabbisogno della Sardegna rispetto al 2016 si è largamente ampliato sia dal punto di vista dei minori che degli adulti per necessita territoriale, senza voler calcolare l’effetto della pandemia sulle patologie mentali.
Per quanto riguarda la definizione e l’accreditamento delle strutture a bassa intensità SRP3 e attualmente ancora non implementato. Queste dovrebbero andare a sostituire le attuali Comunità
Integrate nate con la dgr n. 23/2005 articolate in:
Comunità integrate per anziani e adulti a bassa intensità sanitaria
Comunità integrate per persone con disabilità e per il “dopo di noi”
Comunità integrate per persone con disturbo mentale stabilizzato
Comunità integrate socio-educative per minori.
Questa organizzazione a tutt’ oggi è costituita da un buon numero di strutture che forniscono un valido sostegno sia alle persone che ai servizi territoriali della nostra regione; tale sistema di
strutture ci viene emulato dalle altre regioni ai fini delle trasformazioni richieste dall’asse 5 e 6 del PNNR sulla de-istituzionalizzazione dei pazienti e per la transizione dal sistema sanitario a quello sociale.
Come già accennato, le delibere del 2018 impongono alle Comunità standard per l’accreditamento difficilmente soddisfabili soprattutto per quanto riguarda le figure professionali richieste: di fatto hanno rallentato la nascita di nuove strutture.
Da precisare che la formazione delle figure sanitarie è carente in tutta la nazione, la nostra regione non fa eccezione. Mancano gli infermieri, i medici, educatori socio-sanitari e terapisti della
riabilitazione psichiatrica.
Lo stesso problema che hanno le Comunità terapeutiche lo stanno vivendo tutti gli altri operatori sanitari. Spesso le grosse strutture sanitarie private ricorrono al reclutamento di figure
professionali provenienti dall’estero. Mentre le piccole strutture, come le comunità, non hanno la possibilità economica per far arrivare professionisti stranieri.
I vincoli che prevedono queste figure professionali rischiano di compromettere l’accreditamento di molte strutture a partire da quelle pubbliche.
La richiesta dell’Associazione Nazionale Mito&Realtà, a cui aderisce anche la nostra comunità INUS, insieme alla Confcooperative Lega delle Cooperative è di presentare il quadro della
situazione regionale e nazionale alla Commissione Sanità per sostenere, in tempi sufficientemente brevi, la convocazione di un tavolo tecnico fra operatori e amministratori con l’obiettivo di rivedere gli standard della figure professionali all’interno delle comunità terapeutiche.
Il tavolo tecnico dovrebbe prendere atto dell’attuale mercato del lavoro, considerando le figure professionali provenienti dal nostro territorio, le quali sono assolutamente in grado di svolgere le
funzioni di cura e riabilitazione con altrettanta efficacia delle altre professioni indicate nelle delibere del 2018, senza incidere il livello di servizio fornito all’utente e alla sua famiglia. Questa
strada è già stata scelta da altre Regioni italiane che hanno trovato soluzioni al problema inerente la difficoltà di reperire le necessarie figure professionali, ed è per questo che abbiamo predisposto un quadro riassuntivo come Associazione Mito&Realtà degli interventi posti in essere dalle altre regioni italiane finalizzati all’impiego e alla valorizzazione di figure professionali diverse da quelle richieste dalla Regione Sardegna.
Per queste ragioni chiediamo rispettosamente di essere invitati ad una seduta della Commissione Sanità della Regione Sardegna al fine di esporre la necessità di costituire un tavolo tecnico ed
eventualmente una Consulta sulla salute mentale che fornisca agli organi politici un quadro degli enti che lavorano da tempo nel territorio e sia di supporto per individuare i migliori interventi e le soluzioni più efficaci in un settore estremamente delicato e importante.
Gli obiettivi espliciti sono:
1) Sensibilizzare la VI Commissione Sanità e Politiche Sociali del Consiglio della Regione Sardegna
2) Chiedere l’istituzione di un Tavolo Tecnico presso l’Assessorato alla Sanità per una ridiscussione dei Criteri di accreditamento della strutture minori e adulti dedicati alla
residenzialità dei pazienti con disturbo mentale
3) Chiedere una frase di transizione necessaria la fine di permettere al Tavole Tecnico di rielaborare nuovi criteri di accreditamento e che permetta agli operatori che attualmente si
occupano di gestire le comunità terapeutiche di continuare ad operare tenendo conto della difficoltà attuali
4) Chiedere la promozione di una Consulta degli Operatori che abbia una funzione di dialogo permanente con l’Assessorato finalizzata a migliorare lo scambio di esperienza e migliorare la
qualità del servizio .