La pioggia battente che per gran parte della mattinata ha “martellato” la città di Bari non ha fermato lo sciopero generale proclamato dalla Cgil. Il corteo prima tra lavoratori e studenti col segretario nazionale della Cgil, Maurizio Landini, e il comizio poi in piazza Federico II di Svevia, di fronte al Castello svevo, si sono svolti regolarmente. Partecipazione massiccia e centro cittadino blindato, con immancabili disagi provocati dallo stop di alcune corse dell’Amtab e dei treni, visto che alla manifestazione nazionale di protesta hanno aderito anche dipendenti di questi due servizi di trasporto. Massiccio il servizio predisposto dalle forze dell’ordine e dei vigili del fuoco. “Non è stato uno sciopero contro il governo, ma contro la manovra del governo”. E’ il concetto che ha espresso e ribadito più volte Landini, nel corso del suo intervento, sul palco allestito appositamente, e durato circa mezzora. “E’ una manovra iniqua – ha esordito il segretario nazionale della Cgil – che non risponde alle reali esigenze del Paese”.
Il segretario Cgil ha toccato vari temi: dalla scuola alla sanità prima di soffermarsi in maniera più particolareggiata su una manovra che “colpisce soprattutto salari e potere d’acquisto”. Insomma, che infierisce sulla classe operaia e lavoratori. Questo in un momento di profonda crisi economica in cui si è allargata ulteriormente la forbice tra poveri e benestanti. “Bisogna abbassare la tassazione sul lavoro dipendente e sui pensionati”, ha detto ancora Landini. “ E’ una manovra che colpevolizza e punisce i poveri, aumenta la precarietà, premia gli evasori e favorisce l’iniquità del sistema fiscale. Una manovra che non fa nulla per sostenere salari e pensioni, sulle quali anzi si fa cassa per sostenere i condoni. E da questo punto di vista il governo ha sbagliato a cancellare il reddito di cittadinanza e prevedere una flat tax che è la cosa più ingiusta del mondo”.
Questi i punti principali del suo intervento che ha raggiunto toni decisi e perentori che hanno “scaldato” ulteriormente gli animi dei lavoratori delle varie categorie che si erano assiepati davanti al palco. Non ha mancato di fare riferimento a Giuseppe Di Vittorio sindacalista, politico e antifascista di Cerignola che si è battuto per dare dignità ai lavoratori e garantire i loro diritti. A tal proposito Landini ha fatto riferimento alla Costituzione, spesso disattesa, soprattutto quando si parla dei diritti dell’uomo e di pari dignità sul lavoro (art. 36). “Vediamo spesso che a parità di lavoro – ha detto – avvengono trattamenti retributivi e pensionistici diversi. Questo non è più accettabile”. Ha aggiunto che la Costituzione non è una carta qualunque, ma è “la Carta principale dei diritti dell’uomo”.
Poi una lunga serie di richieste a cominciare da “più risorse a scuola e sanità”. E a proposito del comparto scuola Landini ha aggiunto che c’è bisogno di trovare soprattutto le risorse per il rinnovo del contratto di lavoro per il triennio 2022/2024 visto “che in bilancio non c’è un euro disponibile”. Il Sud e la Puglia hanno bisogno di buona occupazione , di investimenti per sostenere il manifatturiero nelle sfide dell’innovazione e della transizione energetica e digitale, di spendere bene e subito le risorse del Pnrr, invece di mettere mano al job act e a tutte quelle leggi che hanno precarizzato il lavoro. Poi ha detto no alla reintroduzione dei voucher, scelta che guarda al lavoro e alle persone solo come merce. La Cgil ha inoltre auspicato un nuovo statuto del lavoro che metta i diritti in cima alle scelte. “Il Sud – ha continuato il segretario nazionale Cgil – paga un caro prezzo due volte perché non ci sono investimenti mirati, anzi si taglia sulla sanità e ora si sta spingendo sull’acceleratore dell’autonomia differenziata in un momento in cui sta cambiando il contesto geopolitico. “In questo contesto – ha concluso Landini – a pagare è il lavoro giovanile non solo perché non si combatte la precarietà, ma la si incrementa con l’introduzione dei voucher”. Il comizio si è concluso così come è iniziata la manifestazione: con la canzone “Bella ciao”.
Sul palco c’erano, tra gli altri, il presidente della Regione Michele Emiliano, l’ex ministro degli affari regionali e delle autonomie Francesco Boccia e il segretario regionale della Flc-Cgil scuola, Claudio Menga oltre a rappresentanti sindacali di varie categorie di lavoro. Sull’autonomia differenziata il presidente della Regione Emiliano ha ricordato che il processo è già partito e che “ora bisogna esercitare pressioni per fare in modo che il ministro per gli Affari regionali e autonomie, Roberto Calderoli, come ha assicurato, preveda il ricalcolo delle Lep (Livelli essenziali di prestazione -ndr)”. Anche se poi ha fatto capire che lui stesso è scettico sulla possibilità che questo avvenga e nei tempi previsti (non più di un anno). Se i Lep non saranno ricalcolati rimarrà la spesa storica, che fino ad ora ha penalizzato il Sud. Il risultato è stato che da oltre dieci anni le risorse finanziarie destinate al Mezzogiorno d’Italia (circa 61 miliardi) hanno preso la via del Nord. Privandolo dei servizi indispensabili (scuola, sanità, trasporti, ecc.). Questo non è più accettabile.