La decisione della Corte Suprema statunitense di abolire il diritto all’aborto, con applicazione immediata in tredici Stati dell’unione, continua a fare discutere in tutto il mondo e suscita aspre proteste. Dopo 50 anni il diritto all’interruzione di gravidanza ritorna ad essere un tabù per milioni di donne nordamericane, e in alcuni Stati il divieto arriva ad essere applicato persino in caso di rischio per la stessa vita della madre.
Credo che un po’ tutti, forse anche prima di questa sentenza, si rendessero conto di quanto fosse paradossale la presunta (e auto assegnata) superiorità morale e civile che gli USA pretendono di vantare sul resto del mondo. Basterebbe parlare di tortura, razzismo, diffusione delle armi, pena di morte e così via.
Ma la sentenza sull’aborto ha una radice che riporta all’anima del bigottismo più nero della società statunitense. Sarebbe difficile capire cosa porta a questa sentenza senza prendere in considerazione il brodo di coltura in cui nasce. E sarebbe davvero troppo semplice, e troppo comodo, credere che stia tutto nei giochini di Trump che sistema giudici nei posti chiave.
Il problema vero è che questa sentenza esprime le profonde convinzioni di una fascia ampia, molto ampia, della società.
Perché gli Stati Uniti non sono solo un luogo in cui esistono bifolchi che tentano di fermare gli uragani sparando interi caricatori contro le trombe d’aria, ma è soprattutto un luogo in cui le convinzioni più retrograde risiedono in parti considerevoli della società
Il 55% degli statunitensi non crede all’evoluzionismo, il 43% pensa che il mondo sia stato creato da Dio con relativi Adamo ed Eva. Oltre il 30% della popolazione crede che tutto ciò che c’è scritto nella Bibbia sia una verità scientifica. Solo il 15% dichiara di sostenere la teoria evoluzionista, mentre oltre il 64% pensa che nelle scuole dovrebbero essere ugualmente impartite la teoria evoluzionista e quella creazionista come ipotesi paritarie.
Più del 50% della popolazione crede che il mondo abbia poche migliaia di anni. Il 53% dell’elettorato dichiara che non voterebbe mai e poi mai un candidato ateo, e il 43% non voterebbe mai un candidato omosessuale neanche se approvasse tutto ciò che propone.
Una situazione del genere si rispecchia nelle convinzioni dei politici espressi da questo elettorato. Politici che fanno leggi e prendono decisioni capaci di avere un peso importante, talvolta determinante, persino sulla politica internazionale.
Ma prima che ci si senta in qualche modo sbalorditi, lasciate che completi il quadro medievale che ancora tiene in uno stato di inferiorità miliardi di esseri umani colpevoli solo di essere di sesso femminile e, per ciò stesso, incapaci di poter disporre del proprio corpo. Perché gli Stati Uniti sono solo la punta dell’iceberg del sessismo internazionale che pervade tutte le società, incluse quelle che sono convinte di essere più progredite. Compresa, ovviamente, quella dell’Italia (anche se non apprezza che glielo si faccia notare).
A fronte di una legge 194 che si tenta in ogni modo di smantellare, con continue manovre di delegittimazione messe in atto soprattutto da destre e ambienti religiosi (ma non solo), l’interruzione di gravidanza è, di fatto, pressoché inapplicabile anche in Italia.
E’ infatti ogni giorno sempre più difficile riuscire ad usufruire di questo diritto, a causa dello stratagemma dell’”obiezione di coscienza” del personale medico. Accade così che spesso non si può abortire perché è “obiettore” il medico ginecologo, oppure non lo è lui, ma lo è l’unico anestesista presente. Altre volte non lo sono loro ma gli infermieri. E in questo sistema a scacchiera diventa quasi impossibile riuscire a trovare l’ospedale e il giorno giusto in cui poter “azzeccare” la presenza di tutto il personale che esercita il dovere per cui è pagato.
In Italia ci sono ben 31 strutture sanitarie (24 ospedali e 7 consultori) in cui il 100% dei medici ginecologi, anestesisti, infermieri o operatori sociosanitari (Oss) sono “obiettori di coscienza”.
Poi ci sono 50 strutture sanitarie in cui gli obiettori sono il 90% del totale e altre 80 in cui sono più dell’80%.
In 11 regioni si trova almeno un ospedale con il 100% di personale obiettore.
In Sardegna e Sicilia per più dell’80% delle strutture mediche esistenti c’è una mancata risposta all’accesso civico generalizzato alle Asl, per cui è un mistero su quale sia la reale situazione.
Potete immaginare l’odissea di migliaia di donne costrette a vivere l’umiliazione dei viaggi della speranza, in corsa contro il tempo, con decine, centinaia di porte chiuse con stratagemmi e perfide astuzie, con la soddisfazione di persone pagate dalla sanità pubblica ma che pretendono di imporre a loro, sui loro corpi, le proprie convinzioni personali.
Ecco, questa è la situazione che tutti abbiamo sotto il naso, dagli Stati Uniti fino all’ospedale a fianco a casa.
E se è giusto provare orrore per quanto accade negli USA, deve essere giusto anche avere il coraggio di stracciare il velo di falsità che ricopre la società italiana. Altrettanto convinta di essere progredita, altrettanto incrostata da pesanti pregiudizi e retrograde ipocrisie.
Bisognerebbe chiedersi se, a queste condizioni, un diritto si possa definire garantito.
Ma se vuole la risposta, questa società, deve prima trovare il coraggio di farsi la domanda.
Pier Franco Devias