Tra isteria e noncuranza: disorientamento sulla gestione del fenomeno coronavirus

L’Italia si trova al terzo (non onorevole) posto della classifica dei paesi con più alto numero  di contagi. Il numero di casi oggi è salito a 229 circa  e con essi aumentano isteria e psicosi. In questo marasma è sempre più difficile capire a chi affidarsi; i pareri discordanti sono per lo più due: c’è chi vede il COVID – 19 come un ’influenza comune che debilità chi già ha gravi problemi di salute e poi troviamo un’altra fetta della popolazione che reputa il coronavirus un virus letale. Così il popolo è diviso tra psicosi che porta a svuotare gli scaffali dei supermercati e leggerezza  che sfocia nel non curarsi dei possibili rischi comportati da  una cena con l’amico proveniente della  Cina.

E’ chiaro che entrambe le posizioni non hanno fatto altro che creare confusione esasperando tendenze comportamentali opposte ed estreme.

La mancanza di un parere univoco si riscontra anche in ambito medico: risale a ieri  il dibattito tra la responsabile del laboratorio di analisi dell’ospedale Luigi Sacco di Milano, dove da giorni vengono analizzati i campioni di possibili casi di contagio, Maria Rita Gismondo, che definisce tutto questo “una follia che sta portando a scambiare un virus poco più serio di un’influenza con una pandemia globale”, e il virologo Roberto Burioni che invita a non sottovalutare il problema per evitare ulteriori conseguenze dovute alla superficialità  con cui è stato trattato sino ad ora l’argomento.  Ed è proprio dalla cattiva gestione e valutazione dei fatti che sono nati i problemi che adesso stiamo cercando disperatamente di contenere: pensiamo a chi, tornando da luoghi a rischio, non si è sottoposto ad autoquarantena scegliendo deliberatamente anche per le  ignare persone vicine con cui veniva a contatto, o alle conseguenze del blocco dei voli diretti Italia-Cina, che anziché ridurre ha fatto, con ogni probabilità, aumentare l’arrivo delle persone contagiate tramite tratte indirette,  non sottoposte (come è invece avvenuto negli altri paesi europei) a debiti controlli.

I risultati negativi della cattiva gestione degli eventi non hanno tardato ad arrivare: la borsa di Milano oggi ha aperto a meno 3,4% con tendenza ad ulteriore ribasso e lo spread è nuovamente aumentato. In questo clima di terrore che ha ormai piegato l’economia cinese, anche in  territorio italiano si prospetta la chiusura di attività lavorative e non, a fini preventivi e i prezzi dei disinfettanti stanno raggiungendo picchi mai toccati prima col chiaro intento di speculare sulla paura della gente.

Diffidenza, isolamento, paura dell’altro fanno riaffiorare nella nostra memoria i racconti di due pilastri della nostra letteratura,  Manzoni che racconta la Milano seicentesca nel pieno dell’epidemia di peste e Boccaccio, che col suo magistrale lavoro, il Decameron, ha   descritto accuratamente le conseguenze della peste nel vissuto quotidiano. L’attualità di questo passato storico reso imperituro dalla letteratura è stata sottolineata dallo scrittore e giornalista Enrico Buonanno,  che ha invitato a riflettere  su un punto da non trascurare: in questo caos che ci fa perdere facilmente la razionalità non bisogna mai tralasciare  la cultura e l’umanità, elementi  che, ovviamente uniti alla scienza, devono servirci per pervenire alla soluzione del dramma che così sorprendentemente oggi viviamo e, citando le parole dello scrittore, ci invitano a essere uomini, a restare umani, quando il mondo impazzisce.

 

 

Cinzia Testa

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