UCRAINA/Persecuzioni e violenze: è guerra tra gli ortodossi. A Vinnitsa arciprete filorusso accoltellato in chiesa

Persecuzioni, sequestri e violenze: è iniziata la "guerra santa" in Ucraina

C’è una guerra nella guerra in Ucraina e nessuno ne parla. Una guerra silenziosa che non viene combattuta con fucili e missili tra le strade e i villaggi. Ma nei monasteri, nelle cattedrali e nelle chiese ortodosse. In quella galassia infinita di lingue, culture, tradizioni e origini chiamata Ucraina è in corso un’altra battaglia per la supremazia: la battaglia ecclesiastica. Il governo di Kiev pare continuare a sequestrare e perseguitare le chiese legate a quella di Mosca, con a capo il Patriarca Kirill. Non solo: la violenza contro sacerdoti e fedeli ha raggiunto il suo picco storico a dicembre 2022 con il tentato omicidio di un sacerdote. Ma andiamo con ordine.

Gli antefatti: le 3 chiese ucraine

In Ucraina non c’è solo un problema legato alla russofilia e russofonia. C’è anche un enorme problema legato alla fede religiosa e alle strutture ecclesiastiche. Fino al 2018 infatti, su suolo ucraino, operavano 3 chiese diverse:

  • la Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Kiev
  • la Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca 
  • la Chiesa ortodossa autocefala ucraina

Vediamo le differenze. La Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca è una delle chiese “autonome” sotto la giurisdizione del Patriarcato di Mosca ed è una dei due maggiori organismi ecclesiastici dello Stato. Le altre due invece, quella del Patriarcato di Kiev e quella autocefala, erano prima in competizione tra loro e con quella di Mosca, ma sono confluite entrambe in un’unica Chiesa nel 2018, spinte dall’ex Presidente Poroshenko. La nuova Chiesa nata da questa unione è chiamata Chiesa ortodossa dell’Ucraina. Il Primate di quest’ultima è il Metropolita Epifanio.

Questa decisione è stata contestata duramente dal patriarca russo Cirillo (Kirill) che riconosce soltanto la Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca. Questo scisma tra le chiese dell’Ucraina e quella della Federazione Russa è noto come “scisma ortodosso del 2018“. Uno scisma che non pone le proprie basi e fondamenta su grosse differenze liturgiche o religiose ma è fondamentalmente una mossa politica del governo di Kiev per staccarsi ulteriormente da Mosca. Lo stesso Poroshenko, nel giorno dell’istituzione della nuova Chiesa ortodossa dell’Ucraina (tramite l’unione di quella del Patriarcato di Kiev e quella autocefala) ha dichiarato: ” Questo giorno passerà alla storia come un giorno benedetto… il giorno dell’indipendenza definitiva dalla Russia”. E citando il poeta ucraino Sevchenko ha continuato affermando che: “L’Ucraina non berrà più veleno dal calice di Mosca”.

Tutto ciò ha portato alla coesistenza forzata della nuova Chiesa ortodossa dell’Ucraina, filo Poroshenko in chiave anti russa e la Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca. Coesistenza forzata che ora pare essere prossima ad esplodere, con il culmine raggiunto nell’ultimo anno, dopo che la Federazione Russa ha invaso l’Ucraina e dato il via all’Operazione Speciale.

Ma cosa sta succedendo oggi?

Persecuzioni, sequestri e violenze: è iniziata la “guerra santa”

Con l’accusa di essere filorussa e collaborazionista di Mosca, la Chiesa del Patriarcato di Mosca è stata oggetto di procedimenti penali, sequestri di beni e immobili e addirittura violenze nell’ultimo anno. Un procedimento penale è stato aperto contro il Metropolita Pavel, governatore della Kiev-Pechersk Lavra. Inoltre a quest’ultimo e ad altri rappresentanti della Chiesa è stato negato l’accesso alla Cattedrale dell’Assunzione e la Chiesa del Refettorio. Il Metropolita Pavel ha definito così i due “leader” religiosi della Chiesa scismatica vicina all’ex presidente Poroshenko:” Filarete è uno scismatico. Epifanio è un autosanto”. L’Ufficio del Procuratore generale ha dunque aperto un’indagine per queste dichiarazioni.

In seguito, nella regione di Ternopil la comunità ortodossa canonica è stata espulsa dalla Cattedrale di San Nicola nella città di Kremenets: le è stato rifiutato il permesso di usare il tempio. I religiosi sono stati costretti a lasciare i locali della cattedrale e altri complessi entro il 13 febbraio 2023.

Sono state in seguito effettuate perquisizioni da parte di uomini di Sbu, i servizi segreti di Kiev, avviati altri procedimenti penali, imposte sanzioni, bloccati i conti bancari, sequestrate chiese e locali  e, infine, picchiati ed espulsi sacerdoti e parrocchiani. Il caso più eclatante risale a dicembre 2022, nella regione di Vinnitsa, con il tentato omicidio di un sacerdote della Chiesa ortodossa (del Patriarcato di Mosca, definita canonica). L’arciprete Antony Kovtonyuk è stato aggredito nella Chiesa della Protezione della Madre di Dio. Uno sconosciuto si è introdotto nella chiesa e ha provato a tagliargli la gola con un coltello.

Nel frattempo le perquisizioni nei locali ecclesiastici a opera di militari e dello Sbu continuano. Il Paese è spaccato in due ancora una volta. Non per la lingua o per le proprie origini. Ma per la propria fede. Anche se più che fede, probabilmente, si tratta soltanto dell’ennesima lotta per il potere in un’Ucraina sempre più a brandelli. Anche se un quesito rimane: perché se ne parla così poco in Occidente?

Related posts