Violenze alle donne ucraine, la Procura di Bari apre un fascicolo sui crimini di guerra

Non è ancora un esodo biblico, ma ogni giorno aumenta il numero di profughi ucraini che stanno chiedendo asilo a Bari e in tutta la Puglia. Tutti hanno ancora negli occhi gli orrori della guerra dalla quale sono fuggiti grazie ai corridoi umanitari: sangue, morti, macerie, case distrutte. Numerose le donne che hanno trovato rifugio in tutta l’Europa e che sono approdate anche nella capitale della Puglia, dove c’è una tradizione consolidata di accoglienza  costituita da un alto numero di donne ucraine che qui hanno trovato lavoro, dignità e guadagni più che dignitosi, soprattutto come badanti. Tuttavia uno scenario che diventa sempre più drammatico dopo più di tre mesi di guerra. Ma tutto questo, purtroppo, rischia di non fare più notizia.

Ciò che invece desta scalpore sono i drammatici racconti di torture e violenze subite, quotidianamente denunciati alla polizia, alla quale la Procura di Bari ha delegato un approfondimento sui crimini di guerra, reali e presunti, che sarebbero stati commessi dai soldati russi in Ucraina. La Procura di Bari potrebbe essere la prima, in tutta l’Europa, ad avere aperto un fascicolo (sul quale ovviamente c’è la massima segretezza) sulle brutali violenze che stanno avvenendo nei territori di guerra. Crimini di guerra, di competenza dei tribunali internazionali.

Massima segretezza, come è giusto che sia per salvaguardare l’immagine di queste donne vittime di stupri e di altri orrori. E per <blindare> le indagini , che sono ancora nella fase iniziale. Ma nel frattempo c’è già chi ha squarciato il velo sulla vera natura delle violenze sessuali: lo ha fatto Kateryna Levchenko, militante femminista, 55 anni, che da 25 anni consiglia il governo ucraino sulle questioni di genere, dopo aver fondato e diretto per tanto tempo l’associazione La Strada, che lotta contro le violenze sulle donne e si occupa della protezione dell’infanzia.

In una lunga denuncia raccolta dal FattoQuotidiano ha parlato, tra l’altro, di “stupro come arma di guerra che la Russia sta usando. Dal 24 febbraio la violenza sessuale è diventata quotidiana: non costa nulla ed è silenziosa, visto che le vittime non parlano. Un aggressione che distrugge non solo chi le subisce, ma anche i loro cari”. Infatti premeditatamente, soldati russi o comunque militari riferibili alle forze armate russe dal 24 febbraio stuprano sistematicamente le donne, anche alla presenza dei loro congiunti, marito e figli, per distruggere non solo loro ma tutta la società ucraina e il suo popolo. Obiettivo: umiliare, dominare attraverso il terrore, ma anche minare la capacità di una nazione di riprodursi.

Probabilmente su tutto questo la Procura di Bari, nell’ambito di un’indagine internazionale più ampia, sta cercando di far luce. E questa volta le profughe ucraine sembrano decise a parlare. Nessuna reticenza, ma solo un forte desiderio di giustizia. Le indagini sono affidate al procuratore della Repubblica presso il tribunale di Bari, Roberto Rossi, e all’aggiunto Francesco Giannella, coordinatore della Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo. La Polizia, su delega della Procura, da settimane sta sottoponendo soprattutto le profughe ucraine a numerosi interrogatori. Tante le testimonianze dei cittadini fuggiti dalla guerra, che sono state raccolte dagli inquirenti per capire se gli stupri dei soldati russi sono gli stessi che si stanno verificando dal 2014. Ovviamente nella totale indifferenza dei mezzi di informazione e quindi dell’opinione pubblica.

Le ipotesi di reato riguardano genericamente i crimini di guerra, ma non si escludono ulteriori sviluppi nelle prossime settimane. La Procura di Bari, al momento, ha aperto una inchiesta contro ignoti, nell’ambito di un coordinamento condotto dall’Agenzia a livello europeo. Potrebbe essere la prima grande inchiesta europea dopo quella che portò al processo di Norimberga contro il Nazismo.

E’ comunque difficile fare una stima di quanti ucraini e ucraine hanno avuto asilo in Puglia, visto che gli arrivi dei profughi sono pressoché quotidiani. Tuttavia tutti sono stati accolti nei centri di accoglienza predisposti appositamente nei giorni immediatamente successivi allo scoppio della guerra, ma alcuni hanno trovato ospitalità presso famiglie. Altri, tra i più facoltosi, hanno addirittura messo a loro disposizione alcuni appartamenti. E del resto tutta la Puglia ha ormai una tradizione consolidata in tema di accoglienza, iniziata nel 1991 con lo sbarco al porto di Bari dei 20mila albanesi sulla nave mercantile Vlora. E consolidatasi successivamente con lo sbarco pressoché quotidiano dei migranti sulle coste del Salento.

La stessa solidarietà che in questo momento stanno dimostrando anche i volontari delle varie associazioni umanitarie e comuni cittadini. Tra queste, in prima linea, la Croce rossa italiana, che proprio per far fronte a questa nuova emergenza ha reclutato giovani volontari, dopo alcuni giorni di addestramento. La sezione barese della Cri (come sta avvenendo in tutt’Italia) nei giorni scorsi ha aperto uno sportello solidale, che avrà il compito di accogliere anche i profughi ucraini che hanno bisogno di un sostegno psicologico.

 

 

Related posts