VOLO DELL’ANGELO/ La Basilicata corre sul filo del rasoio. Brivido e velocità appesi a un cavo tra Castelmezzano e Pietrapertosa

“Non sarà un’avventura, non può essere soltanto una primavera” recitava una romantica e poetica canzone di Lucio Battisti. Al contrario ogni volta che qualche temerario si lascia imbragare prima di sperimentare l’ebrezza del “volo dell’angelo”, in Basilicata, si può parlare di una vera e propria avventura. Una full immersion nel mondo del brivido. Un brivido caldo, per dirla col film di Laurence Kastan.

Il “Volo dell’angelo” è, innanzi tutto, l’unico modo “rapido” per congiungere due paesi che fanno parte delle Dolomiti lucane, Castelmezzano e Pietrapertosa. L’alternativa è un percorso lungo e tortuoso, attraverso uno dei tanti viottoli di collina di cui è piena la Basilicata, allegoria di una terra strettamente ancorata al suo destino. In bilico tra passato e futuro, tradizione e progresso, come appunto il cavo d’acciaio che congiunge le due perle delle Dolomiti lucane. Una regione che non rinuncia a guardare avanti, anche se ora è alle prese con un problema molto più serio: la desertificazione. Il graduale svuotamento (anche per la fuga di tanti giovani) della regione.

E allora il “volo dell’Angelo” (anche se attira più stranieri che autoctoni) è per uso e consumo di quei temerari che si lanciano imbragati a una velocità che può raggiungere 120 chilometri all’ora, a circa 400 metri di altezza. Ovviamente non tutti hanno il fegato di provare questa esperienza, che se non è estrema è sicuramente sconsigliata ai deboli di cuore. Una forte emozione sperimentata per prima, quando questo singolare “sistema” di comunicazione è stato inaugurato (2007), dall’allora vescovo di Acerenza, Giovanni Pizzuti, ossia un lucano doc che ha voluto con questo gesto dare l’esempio. E forse lanciare un messaggio: l’evangelico “non abbiate paura”. Da allora in poi il “Volo dell’Angelo” è diventato una moda sperimentata soprattutto dai giovani, visto che si può volare singolarmente e anche in coppia.

Ora il “volo dell’angelo” ha concluso la sua stagione. Questo mese ha chiuso i battenti per riaprire a maggio. Va da sé che il periodo invernale non si vola: le condizioni meteo avverse rendono impossibile la trasvolata. Il regolamento, molto rigido, prevede per esempio un “adeguato” abbigliamento (vietato volare in canottiera, al massimo in T-shirt), c’è un limite d’età (minimo 12 anni). e il peso non deve superare i 150 chilogrammi (in coppia).

Dopo aver osservato queste e altre regole finalmente il via, diventato virale, visto che questo volo appesi a un cavo ha inondato social e internet. Ovviamente il “Volo dell’angelo” (che prevede, per chi lo vuole, andata e ritorno), è stato studiato anche per dare la possibilità ai turisti di ammirare le case incastonate nelle grotte, gli antri e le bellezze di due paesi che fanno parte della letteratura lucana, pur contando meno di mille abitanti.

Non resta che aspettare la nuova stagione, quando il sole brillerà tra le colline, rendendo il paesaggio delle Dolomiti uno spettacolo da cartolina. Sicuramente aumenteranno coloro che saranno disposti a lanciarsi penzoloni con lo sguardo rivolto in basso (là dove si apre uno strapiombo), per una trasvolata mozzafiato. Con la stessa velocità del falco, simbolo della Basilicata, che si fionda dalla vetta del monte, in picchiata libera dopo aver adocchiato la preda -anche a chilometri di distanza- grazie alla vista aguzza. Che brivido! E soprattutto che coraggio! Un arrivederci alla prossima stagione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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